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Il progetto di coinvolgere i Comuni nei controlli sul superbonus potrebbe andare oltre il 110 per cento. Allargandosi ad altre agevolazioni, a partire dal bonus barriere architettoniche e da quello per le facciate. A caccia di irregolarità e di frodi.
Mentre avanzano i lavori sulla legge di conversione del decreto superbonus in commissione Finanze al Senato (martedì scorso c’è stato il primo voto, sulla proroga delle tariffe Tari, mercoledì prossimo è in programma l’audizione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e dal 15 maggio il testo è atteso in Aula), prende forma l’intervento sul quale il relatore del Dl 39/2024, Giorgio Salvitti (Fdi) ha appena confermato che presenterà una sua proposta nei prossimi giorni. Il progetto, insomma, è vivo e sta trovando la sua esatta definizione attraverso le limature di questi giorni.
Al lavoro sul tema c’è anche il presidente dalla commissione Finanze di Palazzo Madama, Massimo Garavaglia (Lega), che ha già presentato (assieme a Stefano Borghesi, Lega) formalmente la sua proposta. Da quel testo si vede che l’ipotesi allo studio è di andare oltre il solo perimetro del superbonus, mettendo nel pacchetto delle verifiche anche altre agevolazioni considerate a rischio di irregolarità e violazioni. Finirebbero, così, nel mirino sia il bonus barriere architettoniche sia il bonus facciate.

Il piano per intensificare i controlli

Nel testo dell’emendamento, infatti, si parla di potenziare con l’apporto dei sindaci l’azione di contrasto «alle attività fraudolente relative all’indebita percezione e utilizzo di detrazioni», maturate attraverso il superbonus, ma anche collegate all’articolo 119-ter del Dl n. 34/2020, quindi (per l’appunto) il bonus barriere architettoniche. Non solo. Lo stesso emendamento parla di verifiche su «interventi relativi alle facciate degli edifici e per l’eliminazione delle barriere architettoniche». Oltre allo sconto al 75%, al centro di durissime polemiche politiche nei mesi scorsi, gli approfondimenti degli uffici tecnici potrebbero riguardare quindi anche il bonus facciate.
Se nel caso dello sconto facciate la Guardia di finanza ha già, in diverse occasioni, smascherato operazioni fraudolente, una serie di controlli specifici (con accesso in cantiere) sul bonus barriere architettoniche potrebbe essere un inedito assoluto. Anche se bisogna ricordare che tutte queste agevolazioni sono già oggetto dei controlli formali dell’agenzia delle Entrate.

I nodi da sciogliere

Per mettere a punto tutti i dettagli della proposta, resta da definire la percentuale delle entrate che resterà agli enti locali (le ipotesi variano fra il 30 e il 50%, a seconda delle versioni dell’emendamento). E resta da capire quanto i sindaci potranno davvero puntare su questa misura. Gli uffici tecnici delle amministrazioni, anche a causa del peso degli appalti del Pnrr, hanno margini strettissimi per prendersi il carico di nuove attività: nel caso del solo superbonus (in versione eco), gli accessi in cantiere dovrebbero riguardare un potenziale di 494mila edifici, ai quali aggiungere i super sismabonus, i bonus barriere architettoniche e lo sconto per le facciate. In più, la storia recente dice che la compartecipazione dei Comuni a questo tipo di attività non ha portato grandi risultati: le segnalazioni a Entrate e Gdf sull’evasione, nonostante un meccanismo di compartecipazione simile a quello allo studio per le agevolazioni casa, hanno portato negli anni poche segnalazioni. Per l’esattezza, circa 125mila in 14 anni, con alcuni territori quasi assenti da questa pratica.Accanto a una difficoltà di mettere in campo personale, ce n’è una più strettamente politica. Soprattutto nei piccoli centri, dove il contatto con l’elettorato è molto più ravvicinato e l’effettuazione di controlli può mettere a rischio il consenso. Magari il discorso può risultare un po’ più sfumato per chi non è residente (e quindi non vota).

Difficoltà di cui il Parlamento dovrà tener conto per evitare di dare vita a una norma che riesce a raccogliere consensi trasversali, ma poi rischia di restare solo sulla carta o di riscontrare le stesse difficoltà applicative che hanno contrassegnato finora il meccanismo della compartecipazione al gettito recuperato.

 

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