TRIESTE – I sindacati lanciano l’allarme per il futuro dell’industria nel 2025, segnalando una progressiva perdita dei posti di lavoro negli ultimi 5 anni, anche se Confindustria getta acqua sul fuoco e parla di una complessiva tenuta del settore nonostante le minacce geopolitiche all’orizzonte. In particolare, nella giornata di ieri Cgil ha parlato di dati sull’occupazione nel comparto industriale in progressivo calo negli ultimi anni. Il tutto, va precisato, a fronte di un rialzo generale dell’occupazione.
L’industria a Trieste
Quello triestino è un contesto industriale di grandi crisi, tra Flex, Tirso e uno stabilimento Wartsila che ha perso la motoristica anche se è stato “soccorso” in extremis da Msc. Dal 2018 al 2023, in particolare, nel comparto industriale si è registrata “una diminuzione dei lavoratori dipendenti corrispondente al 5,4 per cento – ha dichiarato Nicola dal Magro, segretario generale Nidil Cgil di Trieste – quindi è evidente che la crisi dell’industria e dell’automotive stia colpendo anche il nostro territorio”.
La cassa integrazione
Criticità dimostrate anche dall’uso di ammortizzatori sociali: “nel 2024 – spiega Dal Magro – sono state autorizzate 10,3 milioni di ore di cassa integrazione in Friuli Venezia Giulia. A Trieste (spurgando il dato del 2021 che risentiva della cosiddetta cassa Covid e raggiungeva quasi i 3 milioni di ore di cassa integrazione), nel 2023 si vede come la crisi dell’Industria e dell’automotive sposti questi dati portando a una diminuzione della cassa ordinaria, ma a un aumento della cassa straordinaria fino a 836.339 ore che porterà, nel 2023, all’autorizzazione di un milione, 98mila e 103 ore di utilizzo, quindi allo stato attuale l’occupazione tiene anche perché molte aziende del nostro territorio sono in cassa integrazione o in cassa di solidarietà”. Inoltre, sempre da un’elaborazione di Cgil dei dati Inps, a Trieste nei primi nove mesi del 2024 sono state autorizzate complessivamente 1 milione e 12mila ore di cassa integrazione, il 4 per cento in più rispetto al 2023.
Flex e Tirso
I dati sull’aumento dell’occupazione potrebbero quindi essere “falsati” del ricorso agli ammortizzatori sociali per le citate crisi che coinvolgono la Flex (dove vige l’incertezza in merito al possibile subentro del fondo tedesco FairCap e il tavolo ministeriale è stato aggiornato in gennaio), e la Tirso (per la quale è in corso la “fumosa” trattativa con Roncadin, ma al momento la cassa integrazione per i lavoratori durerà fino al 31 dicembre prossimo, e a gennaio potrà essere rinnovata per un anno).
Uil: “Posti di lavoro a rischio”
Anche il segretario generale Uil del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn parla in una recente nota di “numerose crisi che mettono a rischio tanti posti di lavoro nell’industria, il settore economico che di più contribuisce alla ricchezza del Paese e delle famiglie”, anche per la “filiera dell’automotive, quasi esclusivamente legata alle case tedesche azzoppate dalla improvvida scelta europea di scommettere tutto sull’elettrico in così breve tempo” e lo “strapotere della Cina nell’elettrificazione”.
Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti ha tuttavia delineato sugli organi di stampa un bilancio di “sostanziale tenuta” per il tessuto industriale del Friuli Venezia Giulia, con “segnali di ottimismo” per il 2025. In una recente dichiarazione riportata da “Il Nordest”, Agrusti sosteneva che “siamo in un’economia di guerra, anche se forse non ce ne siamo accorti”, aggiungendo che “sono spariti interi mercati, come la Russia e l’Ucraina, e scontiamo i dazi nei rapporti con la Cina. Siamo comunque strutturati per reggere alle intemperie. I nostri imprenditori e le nostre Pmi sono capaci di resistere. Faccio presente che ci sono aziende che fanno ricorso alla cassa integrazione, ma non vere crisi aziendali in atto”.
Le incognite per il 2025 sono comunque innegabili, tenendo conto che la Germania assorbe il 14 per cento delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia e del Veneto in settori importanti come prodotti elettrici, macchinari, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto. L’anno inizia quindi con una generale apprensione per un settore dall’alto moltiplicatore economico che resiste a fatica e potrebbe essere progressivamente soppiantato dalla crescita di comparti come quello turistico, che generano minor ricchezza nel tessuto economico.
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