Sport e IOT, Equistasi: «Ecco come prevenire gli infortuni, riducendo il rischio di cadute del 97%»

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Il Mercato delle apparecchiature per la riabilitazione e la fisioterapia cresce di anno in anno. Solamente nel 2023, la dimensione di questo settore è stata valutata a 18,1 miliardi di dollari. Le previsioni dicono che, entro il 2030, si arriverà a un giro d’affari di 26,72 miliardi di dollari, in crescita a un CAGR del 5,8%. Un ramo dunque che, vista la tendenza crescente a una vita attiva e a un impegno sportivo maggiore, si trova nella posizione di attendersi uno sviluppo importante.

Tra opzioni di telemedicina e monitoraggio remoto, cui si aggiungono strumenti di ultima generazione come la terapia robotica e la realtà virtuale, l’enfasi attorno al Mercato è destinata a salire. Tanto all’estero quanto in Italia, nonostante le difficoltà di diverse delle Startup del nostro Paese.

«Noi abbiamo avuto un riscontro molto più ampio all’estero che in Italia. Qui è molto più difficile, altrove invece abbiamo avuto grandi richieste e infatti ci stiamo strutturando anche per questo Mercato» dicono Milena Baroni e Giacomo Frassica, i fondatori di Equistasi.

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«Il nostro però è un prodotto tutto italiano. Noi siamo da considerare una Startup a tutti gli effetti: abbiamo fatto lo stesso percorso di un farmaco, che ha bisogno di almeno 10 anni di studio e parecchi milioni di euro. Pur trattandosi di un dispositivo per la riabilitazione e la prevenzione dagli infortuni, abbiamo voluto accreditarlo scientificamente. Oggi che il dispositivo è pronto a livello di sviluppo, siamo pronti a immetterlo sul Mercato. Il primo convegno importante, tenutosi a Madrid, ha avuto luogo a maggio di quest’anno».

Avete ottenuto riconoscimenti di cui andate fieri?

Milena Giacomo Equistasi

«Nel 2018 abbiamo ricevuto il Best Paper Award, un premio ambitissimo per le aziende che producono dispositivi medici e farmaceutici. Viene consegnato una volta ogni due anni e lo abbiamo ottenuto come Miglior Dispositivo nel mondo della Riabilitazione Neurologica e Muscolotendinea, avendo la meglio su 852 studi eseguiti nel mondo della riabilitazione, con altrettanti dispositivi e metodi. È la prima volta per un’azienda italiana. Siamo stati anche premiati al Campidoglio dalla Presidenza del Consiglio come Paladini della Salute. Negli Stati Uniti sta partendo un nostro dispositivo esclusivo per lo sport e per le malattie neurologiche. I primi contatti sono avvenuti a maggio, proprio a Madrid, e in pochi mesi è già tutto pronto. Dopo aver letto le pubblicazioni scientifiche, ci hanno detto che è la prima volta che hanno trovato una così copiosa bibliografia su un dispositivo medico per la riabilitazione che non è un farmaco».

 Avete già avuto modo di collaborare con realtà sportive?

 «Sì e anche parecchio, ma non possiamo dire con chi, perché tutti i nostri clienti hanno comprato i dispositivi, non c’è stata una partnership. Gli unici che possiamo citare sono la squadra di ciclismo Liquigas Cannondale. Loro hanno comprato Equistasi prendendoci a bordo come partner tecnici, dopo aver siglato un accordo clinico commerciale. Essendo un dispositivo di tale importanza e che interviene su problemi di salute così seri, in moltissimi lo acquistano. Dagli atleti di Serie A ai cantanti. Ma tutti senza sponsorship, sono loro a sceglierci spontaneamente».

Come nasce una Startup come la vostra?

equistasi

«Equistasi è una ramo altamente tecnologico di un’azienda capogruppo, ossia Mycroclean Italia, che esiste da quasi 50 anni e vanta un’importante esperienza nella decontaminazione particellare. Tra i nostri partner e clienti abbiamo anche diverse aziende del settore aerospaziale. Nel 2006/2007 andammo a visitare una di queste e notammo come gli operatori, che passavano alcune ore di lavoro nelle stanze con assenza di gravità per simulare come si lavora nello spazio, uscendo dai turni si posizionavano per mezz’ora in isometrica sulle pedane vibranti per ritonificare i muscoli. Ci raccontavano che per loro mettersi sulle pedane e passare altri trenta minuti fermi diventava scomodo, perché tornavano a casa quasi un’ora e mezza dopo.

Negli anni, si è anche scoperto che le vibrazioni toniche causano problemi, con macro o micro lesioni ad articolazioni e tessuti legamentosi. In più, gli effetti positivi durano molto poco: dopo 2-3 giorni o anche prima svaniscono. Per questo ci siamo impegnati per trovare l’ampiezza migliore e la più bassa possibile, che non desse nessun tipo di spostamento muscolare. L’idea iniziale è stata quella di creare una sorta di pedana vibrante portatile, da utilizzare al momento del bisogno. Nasce così il nostro dispositivo Equistasi, che oggi conta quasi 50 pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo, tra pubblicazioni dirette e metanalisi».

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Di cosa si tratta e quali sono le sue applicazioni?

«Parliamo di un dispositivo che lavora molto bene sulla propriocettività, ossia su tutto ciò che riguarda il nostro stare in piedi quotidianamente e il nostro reagire a tutti gli eventi esterni che ci troviamo ad affrontare. Equistasi con questa vibrazione amplifica il segnale propriocettivo dal sistema nervoso periferico al sistema nervoso centrale, e lo fa con 9.000 stimolazioni al secondo.

Tutto questo porta a un importante effetto benefico: il paziente, l’atleta o chiunque altro utilizzi il dispositivo si muove in armonia, in equilibrio perfetto, avendo come conseguenza diretta un minor dispendio di energia e quindi una stanchezza ridotta. Con una pubblicazione prodotta dall’Università di Padova, è stato dimostrato che il nostro è un dispositivo in grado di prevenire gli infortuni. E non solo, perché ha un ruolo preventivo anche su alcuni dei disturbi più temibili, come il Parkinson, la sclerosi multipla e l’atassia, ossia il disturbo dell’equilibrio».

E come funziona, a livello pratico?

«Il dispositivo è composto da un case esterno che ingloba sottovuoto un nucleo centrale. Ogni strato è composto da miliardi di nanoparticelle assemblate a formare un perfetto reticolo cristallino, che lavora sul principio fisico della dilatazione termica dei materiali. Quando a contatto con la pelle, il dispositivo inizia ad autoprodurre una nanovibrazione meccanico-focale di 9.000 Hz. Il suo posizionamento, poi, è semplice, come quello di un qualsiasi cerotto».

 Ha una scadenza?

«No, perché si attiva col calore della pelle dopo circa 40 secondi dall’applicazione. Tutti gli strati iniziano a muoversi proprio sulla sollecitazione del calore che dilata le nanoparticelle. Vi do un dato per comprendere meglio l’importanza del tema: nel 2017 l’UE ha istituito una task force per vedere quanto incidevano le cadute solo nella malattia di Parkinson per i sistemi sanitari europei.

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Nel 2016 l’Europa ha speso per traumi da cadute in relazione al Parkinson 35 miliardi di euro. Negli Stati Uniti si parla di 55 miliardi di dollari, un numero che cresce ogni anno del 30-40%. Equistasi lavora proprio sulla prevenzione, riducendo del 97% il rischio di queste cadute invalidanti».

Parlando invece di costi, lo ritenete un dispositivo adatto anche al singolo individuo o è pensato principalmente per società, aziende e strutture sanitarie?

«Tutte e due le cose. All’inizio pensavamo solo alle strutture ospedaliere qui in Italia. Poi abbiamo visto che chi è invalido può ottenerlo col servizio sanitario solo tramite un percorso lungo e tortuoso. Abbiamo quindi pensato che potesse essere indirizzato anche alla singola persona, sempre con l’aiuto di un professionista sanitario che applichi il dispositivo. È dunque acquistabile anche privatamente, perché con l’ASL i tempi sono sempre molto lunghi».

 Quali sono i benefici che può portare a livello sportivo?

«Se pensiamo all’aumento della capacità propriocettiva, questo comporta un miglioramento nei movimenti del mio corpo: mi coordino meglio e ottimizzo il gesto atletico, quindi la mia performance migliora e spendo meno energie. Ne conseguono benefici anche per la postura. Ma la cosa che a noi preme di più è che previene l’infortunio. In che condizioni si fa male un atleta? Quando è stanco e non ha più il controllo. Grazie a Equistasi, coordinando il movimento, arrivo meno stanco a fine gara e risco a mantenere il mio controllo».

Il suo aiuto può essere solo preventivo o è efficace anche per recuperare dopo un infortunio?

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«Essendo un dispositivo riabilitativo, può essere utile anche in fase di recupero. Per esempio, quando il paziente inizia ad aumentare di nuovo i carichi, se per esempio si è fatto male a una gamba, può ricevere un supporto nel controllare i movimenti in modo corretto».

Può essere considerato come un prodotto dopante, in sede di controlli per gli atleti?

«No, perché non è doping, non aumenta la performance sportiva tramite sostanze immesse nell’organismo. Semplicemente, aiuta a muoversi meglio, ma è tutto naturale. Non ha al suo interno alcuna sostanza farmacologicamente attiva. A tal proposito, abbiamo anche una certificazione redatta dal professor Gambaro Veniero del Dipartimento di Tossicologia farmaceutica dell’Università degli Studi di Milano».

Quali prospettive e speranze avete per il futuro?  

«Vogliamo puntare sul mondo riabilitativo e sulla sopportazione del dolore cronico. Un professore a un convegno disse: “L’uomo sopporta tutto e supera tutti gli ostacoli, ma non sopporta di vivere nel dolore. Di dolore si può anche impazzire”. Cosa possiamo fare noi in merito? La nostra visione e il nostro sogno è che tutti abbiano un kit di dispositivi Equistasi nel cassetto, come un classico termometro, da utilizzare nel momento del bisogno. Essendo che abbassa la soglia del dolore senza utilizzo di farmaci, non ha effetti collaterali e soprattutto non scade mai, dura per tutta la vita».          

I propulsori del settore

Maggior coinvolgimento dei pazienti, focus su dispositivi portatili e indossabili, analisi dei dati e integrazione dell’IA: sono questi alcuni dei principali ingredienti per la crescita del Mercato delle attrezzature per la fisioterapia e il recupero fisico. Tra gli esempi più virtuosi Euleria Health, una realtà che ha dato vita a una soluzione che si avvale della tecnologia dei sensori inerziali e dei videogiochi fisici.

L’obiettivo? Rendere più intuitiva ed efficace l’interazione tra fisioterapisti, preparatori atletici e i loro pazienti. I sensori possono venire applicati a diverse articolazioni, come quelle del ginocchio, del gomito, del polso e della cervicale. Si tratta di una realtà in forte crescita, capace nel 2022 di fatturare 910.000 euro e che nel 2023 ha superato 1 milione di euro di ricavi. Un’altra realtà in forte crescita è Rehability, nata dalla collaborazione con alcuni specialisti del settore. Si tratta di un software flessibile e disponibile sia su PC che su tablet e smart TV. Il suo compito è di massimizzare il recupero da infortuni con giochi fisici e cognitivi.

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per le aziende

 

Gli esempi non mancano nemmeno all’estero. ViPerform è una piattaforma prodotta dall’azienda di dispositivi medici australiana DorsaVi Ltd., che può vantare collaborazioni di spicco nel mondo dello sport. Da anni i Golden State Warriors, storica franchigia dell’NBA, adottano questo sistema per monitorare e analizzare le prestazioni degli atleti. L’atleta Steph Curry ha potuto ottimizzare così la velocità dei suoi tiri da tre, riducendo di due decimi di secondo il tempo di rilascio.

Il risultato? Oggi è considerato uno dei più grandi cestisti di tutti i tempi. Non a caso, anche altre squadre americane si sono affidate a questa tecnologia, su tutte gli Houston Rockets in NBA, i New Orleans Saints e i Cleveland Browns nella NFL.©

📸Credits: Canva

Articolo tratto dal numero dell’1 gennaio 2025 de il Bollettino. Abbonati!





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