Energia elettrica e concessioni, battaglia del Veneto sulle reti: «Trattiamo»

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di
Federico Nicoletti e Martina Zambon

La Regione spera ancora nella spartizione del quasi monopolio Enel prorogato dalla legge di bilancio. Ma Ascopiave si sfila

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il (quasi) monopolio di Enel sulla distribuzione dell’energia elettrica ha ottenuto una proroga di vent’anni in legge di bilancio dando un duro colpo alle aspirazioni «autonomiste» del Veneto leghista. La prova è in una lettera ai parlamentari veneti del Carroccio e al vicepremier Matteo Salvini firmata dai due assessori regionali di riferimento Gianpaolo Bottacin e Roberto Marcato. Tutto perduto nonostante gli appelli di Federico Testa, presidente di Agsm-Aim e dei sindaci dei comuni capoluogo, dal leghista Mario Conte al dem Giacomo Possamai?
No, un margine di trattativa su base regionale ancora c’è ed è previsto, seppur in termini fumosi, dalla proroga stessa. A rinfocolare le speranze è il presidente della Regione Luca Zaia: «Stiamo approfondendo questo dossier. Il Paese è molto eterogeneo e vale anche per le concessioni. Per questo parliamo di Autonomia. C’è ancora un margine di trattativa e qualche novità ci potrebbe essere nelle prossime settimane».

La cordata

Prima della proroga romana le concessioni sulle reti di distribuzione dell’energia elettrica sembravano al capolinea: la norma prevedeva di iniziare a metterle a gara già nel 2025 per arrivare a un panorama, nel 2030 in cui nessun operatore avesse più del 25% del totale. Un’opportunità che una cordata pubblico-privata in regione contava di far decollare. Si è parlato anche di un interesse di Ascopiave che, invece, pare potrebbe sfilarsi. La utility trevigiana quotata in Borsa attiva nella distribuzione del gas, che negli ultimi anni ha diversificato anche nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La società guidata da Nicola Cecconato non entra direttamente sulla partita; ma fonti vicine alla società in qualche modo anticipano che l’idea di un polo nella distribuzione elettrica regionale non fa breccia a Pieve di Soligo, perché concentrata sugli spazi che si stanno aprendo nella distribuzione del gas.




















































L’accordo di Ascopiave per 430 milioni di euro

Giusto prima di Natale Ascopiave ha firmato il contratto preliminare di acquisto dal colosso lombardo A2a di un ramo nella distribuzione del gas. Una partita costata 430 milioni di euro, con cui la spa trevigiana ha aumentato del 50% la propria dimensione, salendo a oltre 20 mila chilometri di rete gestita, con 1,4 milioni di contatori e un valore patrimoniale (Rab) di 1,3 miliardi di euro, che Ascopiave ha finanziato «in misura prevalente» con la vendita dell’ultimo 25% di Estenergy, la società di vendita di energia sul mercato libero a Nordest detenuta con Hera in maggioranza, a cui nel giro di tre anni è stato ceduto il 48% per un totale di 448 milioni di euro.

L’antitrust e la posizione di Italgas

Ma ci fosse ancora la possibilità di guardare ad ulteriori operazioni, senza pesare in maniera troppo pesante sul debito, per Ascopiave pare aprirsi la partita di quello che Italgas potrebbe dover mettere in vendita per motivi di antitrust, a valle della fusione con 2i Rete gas annunciata ad ottobre, che ha creato un gigante europeo da 3 miliardi di euro di ricavi e 13 milioni di clienti tra Italia e Grecia, che potrebbe però, secondo le prime valutazioni, dover cedere un milione di contatori, per un valore di 700 milioni di euro, su cui Cecconato ha già dichiarato in via preliminare l’interesse, se «fossero in aree geografiche di nostro interesse». E gli elementi di interesse non paiono mancare. Giusto prima di Natale l’antitrust ha pubblicato il provvedimento con cui avvia l’istruttoria sugli effetti di concentrazione del mercato della fusione Italgas-F2i Reti (e su cui Ascopiave ha inviato le proprie osservazioni). In esso rileva 32 ambiti territoriali in cui la fusione creerebbe «una posizione di vantaggio in sede di gara talmente pronunciata che potrebbe scoraggiare anche potenziali concorrenti terzi dalla partecipazione alla procedura».

Le aree «nel mirino»

Tra questi l’Antitrust indica anche gli ambiti di Padova 2, quello dei Colli e della parte ovest della provincia, e Padova 3, quello della Bassa Padovana, in cui con la fusione Italgas arriverebbe a detenere il 90% degli asset, e in cui Ascopiave è presente con quote fino al 5% da terzo operatore. Vi sono poi altri 29 ambiti territoriali – e tra questi Rovigo, dove Italgas arriverebbe a detenere il 60%, e Ascopiave è presente con una quota del 10% (ma anche due ambiti a Milano, in cui Ascopiave è presente), in cui l’ambito potrebbe diventare «apparentemente poco contendibile in sede di gara».

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