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Il sistema previdenziale italiano nel 2025 avrà finalmente la sua nuova riforma delle pensioni? I dubbi al riguardo restano, anche se ci sono almeno tre o quattro fattori che lasciano pensare che il 2025 sarà un anno ancora una volta interlocutorio.
Il sistema pensioni italiano oggi si regge ancora esclusivamente sulla riforma Fornero. Le tante misure introdotte negli anni hanno solo addolcito la pillola, ma non hanno certo prodotto una riforma delle pensioni degna di questo nome. E nel 2025 cosa aspettarsi? Sono 3 le ipotesi che potremmo considerare in un quadro generale da approfondire.
Ipotesi numero 1, il nulla di fatto e la proroga del sistema attuale
La via principale, che è quella usata quasi sempre per posticipare l’ipotesi di riforma delle pensioni agli anni successivi è sempre la stessa. La proroga tout court delle misure attuali anche per l’anno successivo. E quindi ecco che nel 2025 potrebbero ripartire per un altro anno ancora l’Ape sociale, opzione donna e quota 103. In pratica tutto come oggi, con le uscite a 63,5 anni di età e con 30 o 36 anni per invalidi, caregivers, disoccupati e addetti ai lavori gravosi con l’Ape sociale. Oppure uscite per tutti coloro che arrivano a 62 anni d’età con 41 anni di contributi, con la quota 103 però contributiva. O ancora, uscita a 59, 60 o 61 anni in base ai figli avuti per invalide, caregivers, licenziate o alle prese con aziende con tavoli di crisi avviati. In questo caso la misura è opzione donna. Per il resto, anticipate a 42,10 anni per gli uomini e 41,10 per le donne e finestre di 3 mesi per la decorrenza. E pensioni di vecchiaia a 67 anni di età con 20 anni di contributi.
Ipotesi numero 2, l’inasprimento delle misure ordinarie
Un’altra via porta ad un concreto inasprimento anche delle misure ordinarie, che verrebbero ritoccate anche se partendo da provvedimenti che nascondono un inasprimento che invece si materializza con forza. Per esempio, si parla di pensioni anticipate ordinarie con aumento delle finestre che passerebbero da 3 mesi a 7 mesi. In pratica, se oggi gli uomini vanno in pensione senza limiti di età con 42,10 anni di contributi e le donne con 41,10 anni di contributi, ma aspettando 3 mesi per prendere la loro prima pensione, nel 2025 dovrebbero aspettare 7 mesi.
In aggiunta, una quota a103 che diventa quota 104 passando dai 62 anni di età ai 63 come soglia minima anagrafica. O ancora, pensioni di vecchiaia con 25 anni di contributi, anche se inserite in un piano di pensionamento flessibile con età dai 64 ai 72 anni, ma con tagli di assegno per chi anticipa prima dei 67 anni e premi sulla pensione futura per chi rimanda l’uscita dopo i 67 anni.
Ipotesi numero 3, la rivoluzione che piace a tutti
L’ultima strada, quella che a dire il vero è la meno probabile è la cancellazione della riforma Fornero. Il superamento della legge Fornero con una nuova quota 41 per tutti senza vincoli e senza tagli. Una sorta di nuova pensione anticipata più vicina alle vecchie pensioni di anzianità ante Fornero con 40 anni di contributi rispetto alle attuali anticipata con 42,10 e 41,10 anni di versamenti per uomini e donne.
In più, pensione flessibile a 62 anni, con almeno 20 anni di contributi e tagli di assegno o lineari per anno di anticipo, o con calcolo contributivo. Una soluzione che rende il lavoratore libero di scegliere con che misura e a che età uscire.
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