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È calato l’autunno sulla spiaggia di Rimini. I bagnini rassegnati sradicano gli ombrelloni e ammucchiano i lettini. “C’è poco da fare, dobbiamo applicare la legge – spiega indaffarata Rossana Matrignano, bagnina della spiaggia Nettuno –. Dalla Capitaneria di porto ci impongono di garantire autonomamente il servizio di salvataggio o chiudere. Ma come possiamo pagare una figura che ci costa quasi 3mila euro al mese in un periodo in cui le presenze sono così basse?”. Qualcun altro invece si è ingegnato, facendo di necessità virtù. “Qui il nuovo marinaio di salvataggio sono io – dice fiero Gabriele Pagliarani, bagnino del 26, l’unico stabilimento rimasto aperto a Rimini –. Chiuderemo a fine ottobre e fino all’ultimo giorno sarà attivo il servizio”.
Passeggiando per il lungomare sembra di essere trasportati avanti di qualche mese, a novembre. Le spiagge deserte, le distese di ombrelloni che fino a pochi giorni fa coloravano il paesaggio non ci sono più. Ne rimane qualche timida traccia: i solchi nella sabbia dove erano piantati, ricordi di un’estate riminese diversa da tutte le altre. Certo, il maltempo non ha aiutato. I turisti? Pochi, avvolti in felpe e foulard. Qualcuno passeggia e si avventura in riva ad osservare il mare. “Gli altri anni era diverso, c’erano più cose da fare, l’offerta della città era varia – racconta Paolo Furreri, turista di Arezzo –. Questa volta ci siamo ritrovati in mezzo a una chiusura repentina della maggior parte della attività. Per stare in relax abbiamo dovuto camminare un bel po’ prima di scovare uno dei pochi bagni aperti”. I bagnini che riordinano la spiaggia sono la cartolina di un’estate ormai terminata. L’atmosfera è quella che si respira alla fine di una festa e le poche persone rimaste si rifugiano nei ristoranti sulla spiaggia.
“Una situazione del genere non è sopportabile: danneggia gli operatori e l’immagine della città – spiega Emilio Tordi del ristorante Battigia, uno dei pochi ancora aperti –. Saranno un migliaio i turisti rimasti, che cosa possono fare in una città che chiude le saracinesche?”. C’è chi le ha pensate davvero tutte prima di arrendersi. “Volevamo assumere un marinaio di salvataggio con altri colleghi vicini per abbattere i costi, ma ogni spiaggia ne deve avere uno per rimanere aperta – fanno sapere dallo staff della 42 –. Abbiamo dovuto negare il servizio ad alcuni turisti degli hotel”.
Federico Tommasini
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