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Cagliari, torna al centro delle cronache il carcere di Uta: detenuto armato di lametta inveisce contro i medici, feriti poliziotti
Ennesima giornata di follia nella Casa circondariale di Uta, a Cagliari, dove, nella giornata di ieri, un detenuto ha prima inveito contro i sanitari del carcere armato di una lametta e, per disarmarlo, sono rimasti feriti alcuni poliziotti. “È stata una aggressione tanto violenta quanto assurda”, sottolinea Luca Fais, segretario per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Nel pomeriggio, un detenuto psichiatrico, durante una protesta personale, si è dapprima auto lesionato il corpo e poi, al momento della visita medica, ha iniziato ad inveire contro il personale sanitario. Il tempestivo intervento del personale di Polizia per riportarlo alla calma e disarmarlo della lametta ha causato una reazione che gli intervenuti sono dovuto ricorrere alle cure del Pronto soccorso cittadino per lesioni guaribili in dieci e cinque giorni”. Il SAPPE denuncia come “tutto questo è ormai diventato prevedibile nella Casa circondariale di Uta, da diverso tempo ormai diventata una realtà ingestibile sotto il profilo della sicurezza e per l’incolumità del personale che ci lavora. Il motivo principale oramai denunciato da diverso tempo è quello della presenza di detenuti ingestibili che, piano piano, si moltiplicano poiché l’Amministrazione, sia a livello centrale che regionale, non trasferisce, ma anzi continua ad assegnarne altri sempre problematici provenienti da altri istituti della Penisola”. Il sindacalista del SAPPE denuncia, infine, la situazione del sovraffollamento della struttura intitolata ad Ettore Scalas (Vice Brigadiere del disciolto Corpo degli Agenti di Custodia che, nel novembre del 1945, perse la vita nel tentativo, purtroppo vano, di opporsi all’evasione di sei pericolosi ergastolani): “è allarme, se si pensa che il sovraffollamento ha superato i 150 detenuti presenti oltre la capienza tollerata (550 posti). Ad oggi si è superato il dato di oltre 705 detenuti presenti. Non possibile tollerare tutto questo, l’unico carcere dove non si applicano le circolari dipartimentali che prevedono il trasferimento immediato del soggetto che è autore di oltraggio ed aggressione del personale. Inoltre, è preoccupante il numero dei detenuti problematici e psichiatrici (quasi la metà dei presenti) che è presente nel carcere cagliaritano, istituto oramai che viene considerato contenitore dei detenuti problematici”.
Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che esprime vicinanza e solidarietà ai colleghi feriti, “la vicenda ripropone nuovamente le difficoltà in cui versa il sistema penitenziario nazionale. La tensione nelle carceri è palpabile ogni istante ed è grave che a pagare lo scotto siano i servitori dello Stato: è un’offesa alla Nazione, un gesto vile e da censurare in quanto commesso in stato di detenzione all’interno di un carcere mentre si è soggetto ad un’opera di risocializzazione. Uno scempio unico e senza appelli! L’aggressione di ieri a Uta, per altro, è solo l’ultimo di una serie di episodi che evidenziano la necessità di un intervento urgente e sistematico per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno degli istituti penitenziari”.
Capece annuncia che “il SAPPE lancia un appello forte e chiaro alle istituzioni chiedendo l’immediato intervento del D.A.P. e del Ministero della Giustizia. Il primo sindacato della Polizia Penitenziaria sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l’art. 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa”.
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