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Stop all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici sui terreni agricoli. Aiuti e una moratoria di un anno per il pagamento dei mutui per le aziende colpite dalla riduzione dei rifornimenti legati alla guerra russo ucraina, dall’invasione dei grandi blu sulle coste italiane o dalla peste suina. Al riguardo, sarà nominato un commissario per contrastare l’emergenza legata al crostaceo, affiancato da rappresentanti dei ministeri di Agricoltura, Ambiente, Mef, Mit, Salute, Turismo e dalle capitanerie Maggiori poteri all’Arma dei Carabinieri e alla Forestale nella attività di polizia agroalimentare. Prende forma il decreto legge Agricoltura, che il titolare del Masaf, Francesco Lollobrigida, vuole portare in Consiglio dei ministri lunedì prossimo. Ma le bozze che circolano, stanno scatenando polemiche, soprattutto sul fronte del settore energetico. Per le aziende sono a rischio investimenti fino a 35 miliardi.

SUOLO

All’articolo 6 del testo si legge che «le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra». Quindi il divieto non riguarderebbe i pannelli montati sulle serre o sui tetti degli edifici come stalle o case coloniche. Sempre la stessa norma, presente nella bozza, precisa che «i procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente», quindi tutelandoli. Dal dicastero di via XX Settembre trapela che siamo di fronte a un’ipotesi in via di valutazione. Anche perché la stessa proposta non avrebbe ancora l’avallo del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che anche all’ultimo G7 di Venaria Reale ha ribadito l’importanza delle rinnovabili per raggiungere gli obiettivi complessivi al 2030 inseriti nel Pniec (il Piano nazionale integrato energia e clima): una produzione complessiva di 80 Gigawat, dei quali 57 attraverso il solare.

Buona parte delle associazioni agricole da tempo spingono per un freno all’installazione degli impianti sui terreni agricoli. Nel centrodestra e nel centrosinistra questa posizione è condivisa a livello trasversale, anche per tutelare il patrimonio paesaggistico. Il Masaf è più cauto, anche perché nei mesi scorsi ha già sbloccato – anche su spinta del ministro Lollobrigida – oltre 1,1 miliardi di euro per finanziare a fondo perduto i progetti della misura Pnrr “Parco Agrisolare”: cioè per aiutare le imprese agricole a produrre energia con impianti sui tetti dei fabbricati rurali e senza consumo di suolo. Per quanto riguarda il nodo delle aree idonee, si aspetta l’ultima parola della Conferenza delle Regioni dopo che il ministero dell’Ambiente ha definito le regole e quanti gigawatt prodotti dai singoli territori.

Critiche sulla norma presente nella bozze le maggiori associazioni del settore come Energia Futura e Alleanza per il fotovoltaico. Dal mondo dei produttori spiegano che in Italia – al 2030 – per portare la produzione di 57 gigawatt sarà utilizzato soltanto lo 0,6 per cento del patrimonio agricolo: 100mila ettari contro i 13 milioni totali. Oggi, stando alle loro stime, siamo allo 0,05 totale. C’è il timore che una stretta possa bloccare investimenti che da qui ai prossimi 15 anni ammontano a 35 miliardi.

Nel decreto -ma su questo versante è in atto una trattativa con il Mef – il ministero dell’Agricoltura è pronta un pacchetto di aiuti alle filiere colpite nei rifornimenti di materie prime per la guerra russo-ucriana e quelle che hanno subito danni dalla proliferazione del granchio blu o dalla peste suina. Soltanto il crostaceo di origini atlantiche avrebbe causato perdite per 200 milioni. Si guarda, quindi, soprattutto alle aziende cerealicole, della pesca e dell’acquacoltura, che hanno visto calare il fatturato del 20 per cento: per loro si guarda a una sospensione sul pagamento dei mutui per un anno e all’aumento di 20 milioni (10 milioni nel 2025 e altri 10 nel 2026) al Fondo per la sovranità alimentare. Venti milioni in più, ma per il 2024, al mondo cerealicolo e altri alla pesca. Infine decontribuzioni per le nuove assunzioni, aiuti alle imprese vittime nel 2023 della cosiddetta moria dei kiwi. Maggiori poteri e risorse (anche in termini di personale) all’Ismea, all’Ispettorato centrale del Masaf e ai carabinieri. Il comandante dell’Arma dovrà definire anche con un apposito piano gli interventi con gli uomini della Forestale.



 

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