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Nelle ultime il dibattito sulla guerra in Italia si è spostato dalle responsabilità di Putin per l’invasione dell’Ucraina e dalla valutazione se inviare nuovi armamenti a Kiev, all’opportunità che Volodymyr Zelensky compaia a Sanremo, non per cantare naturalmente, ma per raccontare in un video di due minuti la situazione del suo popolo martoriato. Prima di capire perché, c’è da parlare di una strage davanti a una sinagoga di Gerusalemme, che rischia di innescare un nuovo conflitto tra i palestinesi, sempre più radicalizzati, e il governo israeliano, il più a destra di sempre.
La strage a Gerusalemme
- L’attentato Ieri in un attentato terroristico, durante lo Shabbat, sette persone sono state uccise davanti a una sinagoga a Gerusalemme est. Il killer, un palestinese di un campo profughi di Gerusalemme Est, sparava dalla sua auto ed è stato ucciso mentre cercava di fuggire (il video con gli spari). È l’attentato più grave dal 2008.
- Il raid di Jenin Il giorno prima, i soldati israeliani erano entrati in un campo rifugiati in Cisgiordania per debellare una cellula della Jihad islamica che, sostengono, stava pianificando un attentato terroristico. Il raid è finito in una battaglia con dieci palestinesi morti, tra i quali un’anziana donna.
- Vendetta Il collegamento tra i morti di Jenin e l’attentato alla sinagoga è stato reso esplicito da una dichiarazione a caldo della Jihad islamica: «Una operazione eroica». Così è stata definita la strage, mentre Hamas parla di «una vendetta per i morti di Jenin».
- Il governo. Itamar Ben Gvir, neo-ministro per la Sicurezza Nazionale, si è presentato subito sul luogo dell’attentato. In passato ha invocato la pena di morte per gli attentatori. In serata è arrivato sul posto anche il premier Benjamin Netanyahu. «È uno dei peggiori attacchi, agiremo con decisione» ha detto il premier.
- Intifada Davanti agli israeliani – scrive Davide Frattini – riappaiono le immagini della Seconda intifada. Jenin è nel mirino dell’intelligence, come 20 anni fa. È sempre stata un bastione del Fatah ma il presidente Abu Mazen ne ha perso il controllo. Hamas e la Jihad si rafforzano, i miliziani sono riuniti nel gruppo Figli del campo (rifugiati).
Il ricordo della Shoah
- Il capo dello Stato «Mai più un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. E mai più negazionismo che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa». Lo ripete diverse volte quel «mai più» il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento al Quirinale per le celebrazioni del Giorno della Memoria.
- La premier «La Shoah rappresenta l’abisso dell’umanità», scrive nel suo messaggio la presidente del consiglio Giorgia Meloni, che ripete la sua condanna delle leggi razziali: «Un male che ha toccato in profondità anche la nostra nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938». «È nostro dovere fare in modo che la memoria di quei fatti non si riduca a un mero esercizio di stile perché», dice ancora la premier, che cita l’editoriale di Ferruccio de Bortoli pubblicato sul Corriere tre giorni fa: «La memoria è come un giardino. Va curata. Altrimenti si ricoprirà di erbacce. E i fiori dei giusti scompariranno. Divorati»
- Gli attacchi a Putin Una ricorrenza che cade nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz dove quest’anno, per la prima volta, non sono stati invitati rappresentanti della Russia. Piotr Cywinski, il direttore del Memoriale del campo di sterminio Auschwitz-Birkenau, ha paragonato i luoghi dei massacri compiuti dai nazisti durante la Seconda Guerra mondiale a quelli degli attacchi delle forze russe in Ucraina. «Ora portano nomi diversi: Bucha, Irpin, Hostomel, Mariupol e Donetsk. Simile megalomania malata, simile brama di potere. E miti quasi identici dell’eccezionalità, della grandezza, del primato… ma scritti in russo». Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di costruire «nuovi campi a est».
- Diffamazione contro Segre Sono venti gli indagati per le minacce online alla senatrice a vita e reduce dai campi Liliana Segre. Tra loro c’è Chef Rubio, ma ci sono anche medici e professionisti.
Zelensky e Sanremo
- La petizione Da qualche giorno un gruppo di personaggi del mondo della cultura e della politica, un fronte politicamente trasversale, contesta l’invito che è stato fatto al festival di Sanremo. Tra loro ci sono Carlo Freccero, Franco Cardini, Moni Ovadia, Vauro Senesi, Fabio Volo, Beppe Grillo, Alessandro Di Battista. Le motivazioni sono queste: «L’Italia ha lanciato da Sanremo successi planetari che celebrano la vita, la felicità e l’amore. Abbiamo appreso perciò con incredulità che, in una delle serate clou dell’evento, interverrà Vladimir Zelenskij, capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass». Nessun accenno a una distinzione tra le responsabilità, tra aggressore e aggredito. Di Battista parla di «buffonata» e chiede che si parli invece di Palestina.
- I politici È stato il primo politico di rilievo a contestare questa partecipazione. Il leader della Lega Matteo Salvini, in passato ammiratore di Putin, dice a Otto e mezzo: «Se avrò dieci minuti di tempo per vedere il Festival vedrò le canzoni, non Zelensky». Giuseppe Conte si mette in scia: «Fui molto contento quando il presidente Fico invitò il presidente Zelensky, ma ora non credo che sia così necessario averlo in un contesto così leggero, come quello di Sanremo». A sorpresa, in un fronte che di solito non è il suo, si schiera Carlo Calenda: «È un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un Paese in guerra».
- La Rai Nessun commento ufficiale dai vertici, che sono peraltro in bilico, ma dietro le quinte si spiega che la decisione è stata «condivisa a tutti i livelli». Parla invece Bruno Vespa: «Non capisco francamente tutto questo rumore. Al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali. Zelensky è stato ospite aI Festival di Cannes e Venezia, oltre che ai Golden Globes, e mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo». Il direttore di Radio 1 e Gr, Andrea Vianello, dice: «Il leader di un paese invaso e sotto missili e bombe da un anno non può parlare alla più grande platea televisiva italiana? – si chiede – E perché mai?». Tra i favorevoli, Al Bano, che in passato cantò con Putin e ora dice sì al video.
- Il sì di Fratelli d’Italia. Dopo qualche ora di imbarazzo, esce allo scoperto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, che contesta i critici: «Chi non fa una bella figura è l’Italia. Non ha chiesto Zelensky di venire, che parli o non parli è un problema tutto italiano». Prima era intervenuto Fabio Rampelli: «Zelensky a Sanremo? Penso possa essere un momento di grande coinvolgimento, di chiarificazione, di informazione, come sempre è stato per il Festival, penso sia un dato positivo».
- I precedenti. Se si contesta la commistione tra argomenti leggeri e pesanti, non si ha memoria dei molti precedenti politici. Dal leader della perestroika Mikhail Gorbaciov , alla protesta dei metalmeccanici dell’Italsider, da Jovanotti che chiede di cancellare il debito ai Paesi del terzo mondo ai messaggi pro legge sulle coppie di fatto. Qui la rassegna.
- La frustrazione L’impressione è che chi contesta non sia tanto preoccupato che agli italiani venga sottratto un momento di divertimento, ma che a Zelensky venga offerta una platea per quella che alcuni pacifisti di sinistra e vicini ai 5 Stelle, ma anche alla destra leghista e berlusconiana considerano «propaganda bellica». Come scriveGoffredo Buccini, «è come se alzare la voce contro i due minuti videoregistrati dal presidente ucraino servisse a spurgare un malanimo, una frustrazione cui è diventato difficile dare fiato altrimenti, magari per ragioni di tenuta della coalizione d’appartenenza o per semplici motivi di decenza politica».
F16 e terza guerra mondiale
• I russi sembrano aver ripreso l’iniziativa in più punti e Kiev, in attesa dei Leopard, chiede gli F16. Caccia che però, per il momento, Germania e Usa non avrebbero intenzione di fornire.
• Putin insiste (nonostante il battaglione Wagner): combattiamo contro i nazisti.
• Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto avverte che se i carri armati russi arrivassero a Kiev si scatenerebbe una possibile terza guerra mondiale. La prossima settimana potrebbe esserci il sesto decreto armi, con un nuovo invio italiano.
Il video choc di Memphis
Un ragazzo nero di 29 anni, Tyre Nichols, ammanettato e pestato a morte da cinque poliziotti, neri come lui. È stato diffuso il video girato dalle bodycam dei poliziotti, che indigna la popolazione ma anche le autorità di Memphis, in Tennessee.
Atti osceni, la proposta di Cirielli
Gli atti osceni in luogo pubblico tornino ad essere un reato penale. Lo chiede una proposta di legge depositata alla Camera a prima firma Edmondo Cirielli, vice ministro degli Esteri e deputato di Fratelli d’Italia. «Chiunque in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico si mostra nudo o compie atti osceni è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni», recita il testo che prevede la modifica dell’articolo 527 del codice penale. Fonti della maggioranza si sono affrettate a spiegare che è una proposta che non rientra nell’agenda del governo e che è stata fatta prima della formazione dell’esecutivo. Commenta Riccardo Magi, deputato di +Europa: «A quando l’introduzione della polizia morale?».
Cospito sta male, udienza anticipata della Cassazione
È stata anticipata di un mese e mezzo al 7 marzo l’udienza in Cassazione per decidere sul ricorso presentato da Alfredo Cospito, l’anarchico finito al 41 bis per un attentato senza vittime e in sciopero della fame da tre mesi. Cospito sta molto male e si moltiplicano gli appelli per intervenire e salvargli la vita.
L’Antitrust contro l’esposizione dei prezzi medi della benzina
L’Antitrust boccia l’idea del governo di imporre ai distributori di carburante l’esposizione di un cartello con i prezzi medi regionali. La misura, contenuta nel decreto legge Trasparenza del 10 gennaio, contro la quale i benzinai hanno scioperato, è stata criticata ieri in un’audizione alla commissione Attività produttive della Camera da Roberto Rustichelli, presidente dell’Autorità garante della concorrenza (foto). Rustichelli ha spiegato che il cartello potrebbe avere effetti controproducenti proprio sulla concorrenza e favorire l’aumento dei prezzi.
L’incidente sulla Nomentana a Roma
Andava a velocità sostenuta, secondo i carabinieri, la Fiat 500 che nella notte di giovedì si è schiantata sulla via Nomentana. Nell’incidente sono morti tre ragazzi e due ragazze (dai 17 ai 21 anni). Solo uno dei sei a bordo è sopravvissuto e si trova ricoverato in prognosi riservata. Qui il video ripreso dalle telecamere.
Le altre notizie
• Matteo Messina Denaro avrebbe usato nel corso degli anni diverse identità segrete. Il video del nascondiglio.
• La rivelazione del biografo di Benedetto XVI: «Rinunciai per l’insonnia, non riuscivo più a dormire».
• Una bici lanciata dai Murazzi, a Torino, ha centrato in pieno un studente, che è in coma.
Da leggere sul giornale
• L’intervista a Maria Stella Gelmini, di Azione, scritta da Adriana Logroscino.
• La storia di Germana Stefanini, l’agente innocente uccisa dalle Brigate Rosse, raccontata da Giovanni Bianconi
• La cantante Francesca Michielin si ribella contro gli haters per le critiche sull’aspetto fisico.
• L’intervista a Maria Pia Ammirati, a capo del settore fiction della Rai, a cura di Emilia Costantini
Da ascoltare / Corriere Daily
Il candidato alla segreteria del Partito democratico, Stefano Bonaccini, per il quale i politici del suo partito devono saper parlare «come la gente al bar». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che ha raggiunto quota 5 milioni di «mi piace» su TikTok. Fedez e la sua battuta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Il neonato morto all’ospedale Pertini di Roma, mentre dormiva nello stesso letto della madre. È di questi argomenti che si è occupato Massimo Gramellini nella sua rubrica quotidiana «Il Caffè» e che tornano oggi nell’appuntamento del sabato del podcast «Corriere Daily».
Grazie per aver letto Prima Ora, e buon weekend!
(in sottofondo, «Your mother should know», il brano dei Beatles, nella cover del pianista Brad Mehldau. La trovate nella nostra playlist Il Punto 2023 Corriere della Sera)
(gmercuri@rcs.it, langelini@rcs.it, etebano@rcs.it, atrocino@rcs.it)