Il Black Friday è alle porte, ma è impossibile in questi giorni non essere almeno sfiorati dal dubbio che tutto lo shopping che genera non sia per nulla sostenibile.
Un dubbio che è una realtà perché cercando online non è difficile trovare report che dimostrino quanto la febbre da acquisti sia dannosa per il Pianeta.
Anni fa il racconto del Black Friday avveniva soltanto negli schermi dei nostri televisori – non avevamo ancora la mania di condividere sui social e informarsi di conseguenza lì su quello che accadeva nel mondo – e ci faceva commentare talvolta con stupore, talvolta con ironia sulle usanze statunitensi che scatenavano orde di shopaholic davanti ai negozi per aggiudicarsi a prezzo più basso prodotti disparati, dall’elettronica alla moda: si dice, infatti, che il Black Friday sia nato proprio negli Stati Uniti, grazie a un’idea di Macy’s, negli anni Venti.
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Negli ultimi anni, però, un po’ come successo con Halloween, il Black Friday è diventato un appuntamento internazionale che si “celebra” anche in Italia con conseguenze sull’ambiente davvero impattanti. Perché dietro allo sconto c’è il prezzo “reale”, anche per l’ambiente, di un acquisto d’impulso che porta magari con sé un successivo reso o – peggio – lo scarto. Alcuni brand da anni promuovono una riflessione sul senso dei consumi soprattutto in questi tempi di sconti e promozioni: Ecoalf, ad esempio, ricorda con una campagna quanto “pesano i nostri vestiti” numeri alla mano: in media una persona consuma, infatti, 15 kg di vestiti ogni anno, arrivando ad 1 tonnellata durante tutta la sua vita.
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Un altro numero su cui riflettere proveniente dalle ricerche di Ecoalf? Un capo di fast fashion viene purtroppo utilizzato in media non più di 5 volte prima di essere dismesso e il 73% viene poi gettato in discarica o bruciato. La campagna #AddToEarth di Ecoalf porta alla luce un altro numero davvero impressionante: la previsione di crescita delle vendite da qui al 2032 si assesta sula percentuale del 305%.
Andreas Gursky, 99 Cent II, Diptychon, 2001
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Anche Vestiaire Collective accende i riflettori sul problema dello spreco con la campagna globale dal titolo «Think First, Buy Second» (“Seconda mano, prima scelta”) ove immagini di montagne di indumenti sono situate in alcuni dei luoghi più riconoscibili del Nord globale, come Times Square a New York o la Tour Eiffel a Parigi, o ancora il Colosseo a Roma, per dare ai consumatori un’idea dell’aspetto che avrebbero nelle loro città enormi quantità di indumenti e discariche tessili. La sfida per i consumatori? Impegnarsi per trasformare il Black Friday in un Better Friday con l’acquisto di soli prodotti pre-loved.
Ci sono poi brand che propongono di trasformare il Black Friday in Green Friday: tra loro, ad esempio, Zerobarracento che invita dalle stories di Instagram a partecipare a un quiz sul tema della moda sostenibile per ottenere uno sconto e aggiudicarsi a un prezzo ribassato i capi della collezione. FREITAG, invece, chiude le vendite per 24 ore sia online che nei negozi fisici: nel pomeriggio del Black Friday, però, lo Store di Milano si trasformerà in un centro di noleggio temporaneo per due settimane dei prodotti del brand. Allo stesso modo, RÆBURN ospiterà nel suo negozio di Londra un laboratorio di riparazioni gratuite in alternativa alla vendita.
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Chi ha visto la docu-serie Junk di Matteo Ward non può che concordare sulla necessità di ripensare alla propria modalità di fare shopping, specialmente in questi giorni. Una ricerca di BCG (Boston Consulting Group) dimostra, però, che fortunatamente ci sono anche notizie positive, provenienti soprattutto dalle nuove generazioni che si dichiarano più attente ad acquistare meno e con attenzione, così come sono disposti a spendere di più per capi e accessori sostenibili.
È un po’ come farò anche io, che proverò per questo Black Friday ad acquistare in modo il più possibile responsabile. Ecco il vademecum che proverò a seguire:
- Cercherò un prodotto che veramente mi piace e mi convince e di cui ho bisogno, per evitare in generale lo spreco di avere nell’armadio capi e accessori “dormienti” che non rispecchiano il mio stile. A questo proposito, studierò prima il mio guardaroba per immaginare lo styling di quello che voglio acquistare;
- Acquisterò soltanto se il capo prescelto o la scarpa è nella mia taglia perfetta, per non dover ricorrere al reso, un problema da 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti e 5 milioni di tonnellate di CO2 a causa degli spostamenti che comportano, secondo recenti studi. La buona notizia è che ci sono nuove iniziative per risolvere il problema dei resi, come quelle introdotte dalla start-up IfReturns che vuole valorizzare la merce resa e allo stesso tempo consentire alle aziende di avere una marginalità positiva dal reso, anziché un costo che si traduce spesso in costo ambientale. Nonostante questo, meglio prevenire che contribuire al problema;
- Mi informerò sull’origine del capo o dell’accessorio e sulla tracciabilità dei passaggi che, dalla materia prima, l’hanno portato fino a casa mia. Ad aiutarmi, campagne come quella di The Woolmark Company Filter by Fabric che vuole sensibilizzare sulla trasparenza nella moda. Il Black Friday per me sarà un’occasione per testare, magari, il Passaporto Digitale, una rivoluzionaria tecnologia che facilita il processo di circolarità su larga scala dei capi e degli accessori di moda, permettendo agli attori chiave della catena del valore della moda e che è stato lanciato dalla Fashion Taskforce della Sustainable Markets Initiative voluta dal Principe del Galles e presieduta da Federico Marchetti, visionario founder di Yoox ma anche esperto e attivista nei confronti della sostenibilità;
- In quanto a materiali, preferirò materie prime naturali ed eco-compatibili, scartando i prodotti in mischia: se ci sono progetti interessanti capaci di scindere, al fine vita del prodotto, le fibre diverse, al momento la circolarità del capo è assicurata solo da un design intelligente in fase di progettazione che sceglie tessuti mono-materiali;
- Sempre in tema di materiali, sarà meglio se saranno riciclati oltre che riciclabili;
- Non mancherò di sbirciare nei siti e nei negozi, ma anche nelle app, di chi vende prodotti pre-loved e vintage, che abbiano già avuto una vita prima di quella che potrò donargli io;
- Farò attenzione al viaggio che quel capo e quel prodotto dovranno compiere per arrivare a me: meglio un prodotto Made in Italy, a km zero oppure spedito nella maniera più sostenibile possibile. Secondo uno studio dell’ente Transport and Environment, infatti, lo scorso anno durante la settimana del Black Friday sono state rilasciate 1,2 milioni di tonnellate di CO2 dai camion che trasportano i pacchi nei magazzini e nei negozi di tutta Europa: è il 94% in più rispetto a una settimana media;
- Sempre in tema di spedizione, prediligerò capi e accessori con imballaggi riciclati o sostenibili, che non abusino di scatole sovradimensionate rispetto al mio acquisto: non solo il peso, ma anche il volume di quanto spedito fa la differenza;
- Chiederò informazioni sulla cura dei capi e degli accessori che sto comprando, perché possano durare a lungo e perché il mio bucato impatti il meno possibile sull’ambiente.
Le due immagini che illustrano questo articolo appartengono alla mostra “ANDREAS GURSKY. VISUAL SPACES OF TODAY” a cura di Urs Stahel e Andreas Gursky e sono visitabili fino al 7 gennaio 2024 al MAST di Bologna. Ecco come Francesca Marani, Senior Photo Editor di Vogue, racconta il suo lavoro: «Le potenti immagini dell’artista tedesco Andreas Gursky – in mostra fino al 07.01.2024 al MAST di Bologna con l’esposizione VISUAL SPACES OF TODAY – aprono a nuove modalità di concepire il lavoro, l’economia e la globalizzazione e svelano visioni concrete di siti produttivi, centri di movimentazione delle merci, templi del consumo, nodi di trasporto, luoghi di produzione energetica e alimentare, sedi dell’industria finanziaria».
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