Da una parte le bollette energetiche e i prezzi del trasporto aereo. Dall’altra un diritto alla salute sempre più aggredito da interminabili liste d’attesa per una visita medica e dal proliferare di ambulatori e cliniche private con tariffari accessibili a minoranze fortunate. Un quadro socio economico offuscatosi ulteriormente negli ultimi 3 anni, con l’esplosione della pandemia da Covid, aggravatosi con gli effetti delle crisi climatiche e complicatosi ancora di più con quelli di una guerra alle porte orientali dell’Europa che prosegue da 21 mesi e dal riaggravarsi sanguinoso del conflitto israelo-palestinese. Per la popolazione del Mezzogiorno italiano le conseguenze sono pesanti: non solo sui conti delle famiglie, ma anche sull’aspettativa di vita delle persone. Una situazione nella quale la Sicilia chiude l’anno con problematiche da affrontare nell’ambito di servizi pubblici da potenziare con urgenza. Se ne è discusso stamane Palazzo Sant’Elia in un convegno organizzato da Federconsumatori Palermo e sostenuto dal Cesvop, il centro per i servizi di volontariato attivo nel capoluogo. Esortativo, il titolo dell’iniziativa: “Facciamo squadra per diritti, tutele e sicurezza”. Una tavola rotonda, partecipata da numerosi esperti, volta comunque a proporre soluzioni concrete per mitigare il peso sociale delle conseguenze di tutti questi eventi globali che, combinati con annosi ritardi amministrativi, si ripercuotono pesantemente in particolare sulle fasce deboli e più esposte della popolazione, dai disoccupati, ai lavoratori precari, dalle famiglie mono reddito ai pensionati al minimo.
“Far crescere la consapevolezza dei consumatori”
“L’inflazione di quest’ultimo anno ha eroso circa il 15% della capacità di spesa dei consumatori-utenti, con l’aggravante che molti lavoratori non hanno potuto rinnovare i contratti nazionali collettivi di lavoro per recuperare la perdita di potere d’acquisto – ha detto Giuseppe Lo Bello, presidente di Federconsumatori Palermo -. Sentiamo perciò il bisogno di far crescere la consapevolezza dei consumatori e fare squadra per essere più rappresentativi, organizzati e capaci di mobilitarci per un consumo eco-sostenibile”.
Carovita e insularità torchiano i consumatori siciliani sotto un disagio molto più acuto che al nord. Riporta qualche esempio il presidente regionale di Federconsumatori Alfio La Rosa: “A Palermo l’acqua costa 66 centesimi al metro cubo, il doppio della bolletta che si paga a Bologna; il prezzo dei libri di scuola al sud è aumentato, per via dei costi di trasporto, dell’8%, rispetto al 4% del nord; e ancora una Tari, la tassa sui rifiuti, ben più costosa per via della bassa percentuale di raccolta differenziata che farebbe recuperare risorse e rincari della spesa alimentare ben più pesanti nel mezzogiorno, in quanto i centri di produzione si trovano prevalentemente al nord”.
In questi giorni si assiste poi alla ormai consueta discussione politica sulle risorse da assegnare alla sanità nella prossima Legge di Bilancio. Riguardo alla manovra, l’Ufficio Parlamentare di bilancio ha dichiarato che il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese e recuperare l’aumento dell’inflazione. Si è quindi ben lontani dal procedere al potenziamento strutturale del SSN, che era un obiettivo condiviso nel corso dell’emergenza sanitaria. I dati parlano chiaro: nel 2022 in Italia la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,8% del PIL a fronte di una media del 7,1% dell’OCSE e dei Paesi europei. Meno dell’Italia in Europa spendono solo i paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), Spagna, Portogallo e Grecia. Più in dettaglio, l’Italia, spende 829 euro pro-capite in meno della media europea, pari a poco meno di 50miliardi di euro in meno a livello nazionale. Una spesa sanitaria pubblica per cittadino che nel nostro Paese corrisponde in media a circa la metà di quella tedesca e a un terzo di quella francese.
“Il mancato potenziamento della sanità pubblica spiana quindi la strada alla privatizzazione del Sistema sanitario, regolato solo dal libero mercato, sebbene la politica neghi questa intenzione”- riprende La Rosa – Intanto però, stando ai dati Istat 2022 l’anno scorso oltre 4 milioni di italiani (il 7% della popolazione) ha rinunciato a cure di cui aveva bisogno. Un dato migliore rispetto al 2020 e al 2021, quando il Covid di fatto ha bloccato le cure, ma ancora distante dal 6,3% della fase pre Covid quando circa 3,5 milioni di italiani avevano rinunciato a bussare a ospedali e ambulatori per le prestazioni sanitarie”.
La frattura strutturale tra Nord e Sud in materia di Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), è sempre più evidente. Lo conferma il quart’ultimo posto della Sicilia tra le Regioni inadempienti. Nel biennio 2020-2021 sono stati registrati quasi 11mila ricoveri e oltre 4.200 prestazioni ambulatoriali ‘mancate’. Si può però lavorare sui ricoveri e gli esami saltati nel 2022, che in qualche caso hanno ancora un senso dal punto di vista clinico. La Regione Siciliana, pertanto, ha proceduto ad aggiornare il Piano Operativo di recupero delle Liste d’attesa, prevedendo un orizzonte temporale che va dal 1° agosto al 31 dicembre di quest’anno; e ha previsto uno stanziamento di 48,5 milioni di euro, di cui euro 19 milioni sono somme già assegnate e non ancora utilizzate: “vigileremo su come verranno spesi questi soldi. Sempre che vengano spesi”, sottolinea La Rosa.
Vanno incentivati i Lea, i livelli essenziali di assistenza. “Nell’aprile di quest’anno il varo del decreto tariffe ha ampliata la platea dei servizi sia di assistenza medica che di assistenza protesica – ha detto Giovanna Scarantino responsabile del dipartimento Sanità della Federconsumatori di Palermo. Purtroppo l’allocazione delle risorse non appare in generale coerente con il principio di uguaglianza, cosicché si continua a generare un forte divario di accesso alle prestazioni sanitarie tra nord e sud. Nel Mezzogiorno queste sono molto correlate a un divario culturale che si traduce nel puntare di più sulla cura riparativa anziché sulla prevenzione. E che ha come conseguenza l’abbassamento dell’attuale aspettativa di vita al Sud, calcolata da un recente studio dell’osservatorio nazionale sulla sanità nell’ordine di 3-4 anni in meno rispetto a quella del nord Italia”.
Azione anti-caro vita e si punta sull’energia
Contro il caro vita a Palermo c’è comunque uno strumento importante. “È la neonata agenzia sociale per l’inclusione, strumento che si sviluppa in ciascuna delle 8 circoscrizioni cittadine con la presenza di assistenti sociali per rispondere al caro prezzi riguardanti gli affitti, le utenze, con il rimborso delle stesse – dice Rosi Pennino assessore comunale ai servizi sociali e socio sanitari – Riguardo alle liste d’attesa, dallo scorso 2 aprile (giornata mondiale dell’autismo) abbiamo azzerato quelle riguardanti i servizi ai disabili. Attueremo in tempi brevi diversi protocolli dedicati alla vasta platea delle persone fragili, dagli anziani, ai minori in comunità alle fasce di cittadini economicamente più deboli”.
Il tema energia vede sempre la Sicilia come centro strategico. “L’interesse di cordate internazionali che vogliono investirvi costruendo grandi impianti di fonti rinnovabili è praticamente rimasto invariato rispetto al periodo tra il 2009 e il 2012, insiema al fatto che almeno l’80% del ritorno economico dell’investimento va appunto a queste società estere e non ricadrebbe sul territorio siciliano – dice Francesco Cappello, esperto in gestione dell’energia si parla di impianti fotovoltaici che vanno da un minimo di 40 megawatt fino a 300-400 megawatt. I terreni in cui allocarli nell’entroterra siciliano ci sono, ma la regione si si sta muovendo con ritmi ancora insufficienti rispetto alle impellenze di un cambiamento climatico causato da emissioni di anidride carbonica ormai su proporzioni impressionanti”. Le fonti rinnovabili sono indispensabili, eppure – continua Cappello – “gli investitori hanno buon gioco facendo lobbying rispetto al peso che sul territorio dovrebbero esercitare anche e soprattutto le associazioni dei consumatori”.
La cosa pubblica si mantiene e si sostiene allorquando si instaura un rapporto di sostenibile compartecipazione dei cittadini con le istituzioni: lo ha sottolineato anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. “Impossibile però – ha detto – parlare di pienezza e ottimizzazione dei servizi quando persiste un diverso carico di responsabilità tra i cittadini nella loro partecipazione alla fiscalità, visto che a Palermo l’evasione e l’elusione del tributo locale sfiora il 50%: un livello insostenibile sia sul piano finanziario che su quello dell’etica pubblica. Stiamo provando a adottare misure per mitigare e contenere questo fenomeno”. Riguardo al tema raccolta dei rifiuti, ha sottolineato Lagalla – se è vero che una città come Palermo è molto indietro sulla differenziata, stiamo cercando di regolarizzare la raccolta, mettendo in campo, attraverso la collaborazione con le 8 circoscrizioni comunali di Palermo e i comuni dell’Area Metropolitana, una task force di controllo. Grazie a questi monitoraggi su questo fronte il comune di Palermo sta elevando multe per un totale di 50mila euro ogni mese”.