Oltre il 65% dei cittadini sloveni è a favore del nucleare, degli investimenti necessari per costruire il secondo grande reattore nella centrale di Krško (JEK2, è in preparazione una legge speciale che faciliterà tutto l’iter) e avviare, nel frattempo, studi per la successiva realizzazione dei cosiddetti Small Modular Reactors, meno onerosi e potenti ma più facilmente collocabili sul territorio e di più rapida realizzazione.
E’ quanto emerso nel corso del convegno sui temi della transizione energetica transfrontaliera – che inevitabilmente intrecciano quelli della sostenibilità economica per imprese e famiglie – trattati nella sede di Confindustria Alto Adriatico nel convegno organizzato assieme all’Unione regionale economica slovena SDGZ-URES.
Michelangelo Agrusti
Una policy particolarmente apprezzata da Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico che in apertura di lavori moderati da Michele Da Col ha detto, condividendo la scelta che la Slovenia fece diversi anni fa, che «il nucleare di cui disponiamo oggi è straordinariamente sicuro, non occorre attendere la ventisettesima generazione per sentirsi al riparo. In Italia si fa però ancora molta fatica a invertire un sentimento ostile, viviamo nell’unico Paese al mondo che ha promosso, all’indomani di catastrofi che non ci riguardavano, inseguendo un sentimento di paura, due referendum. E siamo in forte ritardo».
Agrusti ha aggiunto che la scelta di implementare Krško, che anche in FVG ha creato dei timori, è intelligente. «Proposi alla Regione di stabilire una interlocuzione con la Slovenia per verificare se fosse possibile una compartecipazione di qualche tipo nell’ampliamento; in una logica di partenariato, di vicinanza operativa – ha aggiunto – sarebbe stata un’operazione dalla quale avremmo potuto tutti beneficiare. Ora associazioni del sistema Confindustriale, come Federacciai, si sono attivate oltre confine per poter disporre di energia a minor costo. Queste sono le collaborazioni vere che andrebbero attivate».

I relatori del convegno sulla transizione energetica di Confindustria Alto Adriatico
Sulla stessa lunghezza d’onda Robert Frandolič, omologo in Sdgz-Ures, secondo il quale «l’unico obiettivo al quale puntare è uno sviluppo congiunto industriale-imprenditoriale tra Slovenia e Friuli Venezia Giulia; ciò non può avvenire senza nuove infrastrutture energetiche che consentano alle nostre imprese di essere competitive quantomeno dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. Nei bilanci delle aziende è una posta considerevole, se non si è in grado di abbatterla la penetrazione dei mercati risulta impossibile, sia in Europa sia nel resto del mondo. E di tempo non ce n’è più».
Sulla scarsità di tempo conviene anche il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna per il quale la transizione energetica è un macro-tema che ne apre altrettanti. «Tre quarti d’Europa spende meno di noi per l’energia – ha aggiunto – ciò significa che la competitività delle loro imprese sale. Su Krško – ricorda – che era una delle centrali più vecchie d’Europa, l’allora Presidente della Regione Renzo Tondo, all’ipotesi ventilata di una chiusura, propose di raddoppiare investendo ma fu stoppato da buona parte della politica regionale. Oggi non è come allora: le nuove centrali sono profondamente diverse da quelle di trent’anni fa e la decisione non può essere presa tra un biennio o un quinquennio ma adesso».

La Regione, come sostenuto da Elena Caprotti, direttore del Servizio transizione energetica della direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile, ha spiegato che l’Amministrazione ritiene le Comunità Energetiche Rinnovabili «strumento valido per la transizione energetica. E le sostiene tramite diverse azioni: la mappatura completa del territorio regionale per la raccolta di dati e redazione della documentazione standard utile per i processi di costituzione delle CER (120 mila euro), l’erogazione di contributi ad enti pubblici per la costituzione di CER (28,8 milioni), la realizzazione impianto e supporto alla costituzione della CER di Spilimbergo (2 milioni) ed essere capofila nella costituzione della CER di Pasian di Prato – Campoformido. Ma anche con la creazione di Friuli Venezia Giulia Energia, società al cento per cento in mano all’ente pubblico e braccio operativo della Regione in materia energetica che avrà funzioni di supporto a progetti di innovazione e ricerca, vigilanza sull’applicazione delle certificazioni di sostenibilità ambientale, affiancamento degli enti locali per le iniziative in materia di energia, organizzazione di campagne di formazione e informazione e supervisione e coordinamento delle attività di sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili.

La centrale di Krško in Slovenia
Caprotti, riferendosi allo sviluppo della filiera a idrogeno verde, ha parlato del progetto di creazione di un Hydrogen Hub a Trieste da parte del raggruppamento AcegasApsAmga-HestAmbiente finanziato con 14 milioni di euro, fondi PNNR spiegando che la Regione vi contribuisce, oltre che con le proprie competenze e le proprie figure professionali, anche tramite lo stanziamento di 375 mila euro in sostegno al budget complessivo.
La Slovenia, nella sostanza degli interventi che si sono succeduti, si aspetta molto dal fotovoltaico, meno dal geotermico e molto dal nucleare. La timeline del progetto per il secondo reattore di Krško ha una estensione impegnativa: 5 anni per l’individuazione del sito e i primi permessi, 4 anni per i lavori preparatori e 7 anni per la costruzione. L’orizzonte ultimo, però è di 60 e più anni – fino a 100 – anni di energia pulita e sicura.