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Alla fine della carriera lavorativa, le pensioni delle donne sono più povere di quelle degli uomini. E non di poco: il 36%. A certificare il gap è l’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) che oggi, 13 settembre, ha pubblicato il suo rapporto annuale. Il report porta alla luce non solo le differenze uomo-donna, ma anche il divario nelle aspettative di vita in base al ruolo ricoperto nel corso della carriera. Quelle degli operai sono inferiori rispetto ai dirigenti. I dati principali.



Secondo i dati snocciolati da Micaela Gelera, commissario straordinario dell’Inps, alla fine del 2022 i pensionati in Italia erano 16,1 milioni, di cui 7,8 milioni uomini e 8,3 milioni donne. L’importo complessivamente erogato è stato pari a 322 miliardi di euro. “Le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale. Il 96% dei pensionati percepisce una pensione Inps, con un reddito lordo mensile medio pari a 1.687 euro; quello degli uomini è pari a 1.969 euro”.

Dal report emerge che i trattamenti previdenziali, ovvero le pensioni di anzianità/anticipate, vecchiaia, invalidità e superstite, assorbono il 92% della spesa, mentre quelli assistenziali, ovvero le prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali, il restante 8%. La voce che incide di più sulla spesa sono le pensioni di anzianità/anticipate con il 56% del totale, seguite dalle pensioni di vecchiaia che assorbono il 18% e dalle pensioni ai superstiti che assorbono oltre il 13%. Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 6% del totale; per ultime ci sono le pensioni di invalidità e le pensioni e assegni sociali che rappresentano rispettivamente il 4% e il 2%. Rispetto agli importi medi, le pensioni anticipate/anzianità sono quelle più elevate, con un importo medio di 1.915 euro mensili, a fronte di pensioni di vecchiaia di 889 euro mensili, di invalidità di 1.018 euro mensili e al superstite di 747 euro mensili. Le prestazioni assistenziali si attestano intorno ai 460 euro mensili.

Le donne che hanno scelto la pensione anticipata

Le lavoratrici che intendono smettere di lavorare possono optare per l'”Opzione donna“, che consente loro di ottenere la pensione di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore (con precisi paletti però, ndr)

Secondo il rapporto, a gennaio 2023  le pensioni ottenute attraverso “opzione donna” erano circa il 16% di tutte le pensioni anticipate alle donne. Ne hanno beneficiato in 175.000 circa, con un assegno di quasi il 40% più basso della media, dovuto non solo al ricalcolo contributivo, ma anche ai minori anni di contribuzione e ai minori redditi di queste lavoratrici. La penalizzazione media derivante dal ricalcolo contributivo ha una tendenza decrescente che passa dal 23% del 2013 all’8% del 2022. 

Per gli operai speranza vita più breve dei dirigenti

Non solo differenze uomo-donna, ci sono anche pesanti differenze nelle aspettative di vita in base al ruolo ricoperto nel corso della carriera. Quelle degli operai sono inferiori rispetto ai dirigenti.

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Secondo l’Inps, i pensionati che appartengono al primo quintile di reddito hanno una speranza di vita a 67 anni di circa 2,6 anni inferiore a quelli che appartengono al quintile con il reddito più alto ma la differenza cresce a seconda del comparto nel quale si è lavorato e delle mansioni avute. “Queste differenze nella speranza di vita in base al reddito – sottolinea l’Istituto – si scontrano con l’utilizzo di un coefficiente di trasformazione unico per il calcolo della pensione che risulta fortemente penalizzante per i soggetti meno abbienti il cui montante contributivo viene trasformato in una pensione più bassa di quella che otterrebbero se si tenesse conto della loro effettiva speranza di vita. Viceversa, i più abbienti ottengono pensioni più elevate di quelle che risulterebbero da tassi che tengono conto della effettiva durata media della loro vita”.

“Le differenze tra primo e ultimo quintile – si legge – sono significative e maggiori per i maschi rispetto alle femmine”.

Anche a livello territoriale, le differenze nella speranza di vita sono significative. Per i maschi, la longevità attesa è massima nelle Marche e nell’Umbria (18,3 anni), per le femmine nel Trentino-Alto Adige (21,6 anni). Per entrambi, è minima in Campania (17 anni gli uomini, 19,6 le donne) e Sicilia (17,1 e 19,7 rispettivamente).

Occupazione al 61%

Secondo i dati Inps, il tasso di occupazione in Italia è attualmente al 61%. Rappresenta un massimo storico in precedenza mai raggiunto, nemmeno prima della grande crisi finanziaria internazionale del 2008. Secondo l’Istituto il contributo delle donne al recupero post-pandemico risulta rilevante: il 57,4% di tasso di attività ad aprile 2023 supera quello pre-pandemico e lo stesso vale per il tasso di occupazione, ora pari al 52,3%. Ad aprile 2023 il tasso di disoccupazione italiano è risultato pari al 7,8%.  “Questi andamenti significativamente positivi – si legge – non sono certo sufficienti per considerare superati i problemi strutturali ben noti. Ad esempio nel confronto con l’Europa, perché il tasso di occupazione italiano è ancora nettamente inferiore alla media Ue (che era pari al 69,5% nel terzo trimestre 2022) e a Francia (68%), Germania (77%) e anche Spagna (64%)”.

Chi riceve l’assegno unico e a quanto ammonta

La spesa per i primi dodici mesi di competenza dell’assegno unico per i figli è pari a circa 16 miliardi di euro, erogati a 5,7 milioni di nuclei familiari medi al mese, per lo più non percettori del reddito di cittadinanza. L’importo medio a dicembre 2022 è risultato pari a 233 euro, mentre l’integrazione media per i percettori di rdc si è attestata su 169 euro.

Il taglio del cuneo, stipendi più alti 

Il taglio del cuneo contributivo, che prevede da luglio 2023 un esonero del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fino a 1.923 euro mensili (25.000 euro su base annua) e del 6% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fra 1.923 euro e 2.692 euro (35.000 euro su base annua), porterà a un vantaggio in media di circa 98 euro in busta paga. 

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