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Nuovi chiarimenti sugli sgravi per chi rinuncia a Quota 103: l’INPS ha infatti pubblicato nuove istruzioni per applicare e calcolare l’incentivo in busta paga riservato a chi ha matura i requisiti per questa speciale formula di pensione anticipata ma sceglie di restare al lavoro.

Per il cosiddetto Bonus Maroni può essere fatta richiesta (in ogni caso irrevocabile) anche con valore retroattivo. Vengono inoltre forniti ulteriori dettagli per il ricalcolo della pensione a fine carriera.

Vediamo di seguito tutte le regole attuative dello sgravio previsto dal comma 283 della legge 197/2022, disciplinato nel DM Lavoro 21 marzo 2023 e attuato con il Messaggio INPS n. 2426 del 28 giugno 2023, a cui si aggiungono i chiarimenti della Circolare n. 82/2023 del 22 settembre.

Quando si applica l’incentivo alternativo a Quota 103

Il beneficio riguarda i dipendenti del pubblico e del privato che hanno maturato 62 anni di età e 41 anni di contributi e che decidono di non optare per la pensione anticipata flessibile (Quota 103) restando invece al lavoro. In questo caso, possono decidere di rinunciare a versare i contributi a proprio carico ricevendo la somma corrispondente in busta paga.

Questo, a partire dalla prima decorrenza utile che sarebbe scattata con la Quota 103 (non anteriore al primo aprile). Se però tale decorrenza è già trascorsa, allora l’incentivo spetta dal primo mese successivo alla domanda.

Decorrenza incentivo alternativo a Quota 103

Il bonus Maroni in busta paga è applicabile con la stessa decorrenza della pensione con Quota 103 nel caso in cui la domanda sia stata presentata in data antecedente. Se però al 31 dicembre 2022 risultavano già maturati i requisiti per la pensione anticipata Fornero, allora il bonus decorre dal 1° aprile 2023 per i dipendenti privati e dal 1° agosto 2023 per i dipendenti pubblici.

Chi aveva fatto domanda dell’incentivo alternativo a Quota 103 entro il 31 luglio scorso, ha pertanto la facoltà di richiedere che il bonus a partire dalla prima decorrenza utile della pensione.

Se invece la domanda è presentata contestualmente o successivamente alla prima decorrenza utile della pensione con Quota 103, allora l’incentivo in busta paga scatterà a partire dal mese successivo a quello della domanda.

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Sgravi per chi rinuncia a Quota 103: impatto sul calcolo pensione

Cho sceglie di vedersi riconoscere il busta paga l’incentivo alternativo a Quota 103, a partire dalla sue decorrenza (e per l’intera durata dello sgravio) si vedrà accreditare nel montante contributivo una quota IVS del 23,81% della retribuzione pensionabile (ossia il 9,19% di ritenuta a carico del lavoratore) in luogo del consueto 33%, dal momento che la restante parte viene versata dal datore di lavoro direttamente con lo stipendio nel cedolino paga.

Nulla cambia, invece, per le quote di pensione maturate con il retributivo (versate prima del 31 dicembre 1995 o fino al 31 dicembre 2011 se si avevano almeno 18 anni di contributi a fine 1995). In pratica, gli effetti sulla misura della pensione si producono soltanto sulla quota di pensione maturata e calcolata con il sistema contributivo.

Il tutto, al netto del taglio del cuneo fiscale previsto dal Governo per alcune categorie di lavoratori (per il coordinamento tra le due misure si lega il paragrafo dedicato).

Come si coordina il bonus INPS con il taglio del cuneo fiscale

L’importo in più che il lavoratore riceve in busta paga è imponibile solo ai fini fiscali e non contributivi. In questo senso, c’è una regola di coordinamento con il taglio del cuneo fiscale. L’incentivo è infatti riconosciuto al netto di eventuali riduzioni contributive già applicate per il taglio del cuneo.

Come si calcola l’incentivo integrato

Con il taglio del cuneo fiscale una parte dei contributi a carico del lavoratore finisce già in busta paga. Per la precisione, dal primo gennaio scorso e fino al 30 giugno i lavoratori dipendenti con reddito fino a 25mila euro hanno un taglio di tre punti, da 25mila a 35mila euro un taglio di due punti. Il taglio sale dal prossimo mese di luglio di quattro punti, rispettivamente al 6 e 7%. Questi contributi non vengono versati all’INPS ma vanno direttamente nella busta paga del lavoratore.

Se il dipendente a cui è stato applicato il taglio del cuneo fiscale concesso dal Governo sceglie di applicare anche l’incentivo per restare al lavoro, in busta paga andranno anche i restanti contributi (perché quelli oggetto di esonero ci sono già andati).

Esempi di calcolo: incentivo + taglio del cuneo

  • Dipendente con reddito fino a 25mila euro. Fino al 30 giugno ha un taglio del cuneo di tre punti. I contributi pieni a carico del lavoratore sono pari al 9,16%, quindi con il taglio questo dipendente ha già un esonero pari al 3,19% fino al 30 giugno, che sale al 7,19% da luglio a dicembre. L’incentivo a restare al lavoro porterà in busta paga anche il restante 6,19% fino a giugno, e 2,19% da luglio a dicembre.
  • Dipendente con reddito da 25mila a 35mila euro. La quota di contributi in busta paga nel caso di esercizio dell’opzione per l’incentivo alternativo alla Quota 103 sarà pari al 7,19% fino al 30 giugno e al 3,9% dal 1° luglio.

Come si richiede il Bonus Maroni per l’aumento di stipendio netto

L’incentivo al posticipo del pensionamento per i dipendenti che abbiano maturato i requisiti per la pensione anticipata flessibile (Quota 103) si richiede attraverso i seguenti canali:

  • dal sito internet www.inps.it, accedendo tramite SPID di Livello 2, CNS o CIE (Carta di Identità Elettronica 3.0), seguendo il percorso “Pensione e Previdenza” > “Domanda di pensione” e proseguendo all’interno dell’area tematica “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”;
  • rivolgendosi ai patronati;
  • contattando il Contact Center al numero verde 803164 (sempre gratuito da rete fissa) o al numero 06164164 (con eventuali costi in base al proprio piano tariffario, da rete mobile).

Come ottenere l’incentivo in busta paga

  1. La domanda di incentivo si presenta all’INPS.
  2. L’INPS certifica il diritto al bonus e lo comunica al datore di lavoro, entro 30 giorni dalla domanda.
  3. Da questo momento il datore di lavoro applica l’incentivo e versa i contributi a carico del lavoratore in busta paga, procedendo anche al recupero di quanto eventualmente già versato.

A fronte della richiesta, il beneficio viene applicato a tutti i rapporti di lavoro, in essere e successivi. Quindi, se il dipendente cambia posto di lavoro continuerà automaticamente a fruirne. In pratica, se il dipendente cambia datore di lavoro, sarà sempre l’INPS a comunicare automaticamente l’applicazione dell’incentivo alla nuova azienda.

L’opzione alla rinuncia dei contributi può essere esercitata una volta sola, ed è revocabile. In quest’ultimo caso, il datore di lavoro riprende a versare i contributi dal primo mese di paga successivo alla revoca.

Quando cessa l’incentivo alternativo a Quota 103

L’incentivo non è più utilizzabile (se è attivo cessa automaticamente), nel momento in cui il lavoratore matura il diritto alla pensione di vecchiaia, anche se continua a lavorare. E viene meno anche se il lavoratore va in pensione anticipata, o comunque la conseguimento di una qualsiasi pensione diretta. Se invece il lavoratore prende una pensione di reversibilità può continuare a utilizzare l’incentivo, il decreto si riferisce esplicitamente al divieto di cumulo con una pensione diretta.



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