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Stefano Dragone è l’ex procuratore capo di Trento. Ha svolto la sua attività nel capoluogo per quasi 8 anni, dal 2003 fino al novembre del 2010, per poi andare meritatamente in pensione all’età di 75 anni.

Nato a Bari e laureato in giurisprudenza all’università di Padova, comicia la sua carriera lavorativa come pretore a Mestre dove rimane per 5 anni. Poi diventa sostituto procuratore a Venezia dove si è occupato delle Brigate Rosse e di autonomia operaia. 

La sua carriera è continuata come sostituto procuratore presso la corte di appello sempre di Venezia e come procuratore circondariale di Verona. Prima di approdare a Trento nel 20o3 Dragone era ritornato a Venezia nelle vesti di presidente del tribunale di sorveglianza. 

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L’ex procuratore non lesina forti critiche nei confronti del governatore Fugatti per la chiusura del gruppo di lavoro in materia di sicurezza istituito dalla provincia nel 2012.

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Dottor Dragone, il Gruppo di lavoro in materia di Sicurezza (per brevità Gruppo Sicurezza) istituito dalla Provincia nel 2012 e da lei diretto è stato soppresso nel 2021. Alla luce del concreto rischio di infiltrazioni mafiose in Trentino, non ritiene che sia stata una scelta azzardata?

«Le devo confermare che è stato soppresso in maniera singolare, per non dire brutale. Circostanza peraltro già ripresa dagli organi di stampa, in particolare il Corriere della Sera, che hanno riportato una mia dichiarazione nella quale osservavo con rammarico la soppressione del Gruppo Sicurezza del Trentino, mentre nelle altre province o regioni la ricerca di elementi che minavano il tessuto del territorio era incrementata, il Trentino si permetteva il lusso di sopprimerla. Come conseguenza di questo articolo, la Provincia, che non mi ha mai comunicato ufficialmente la delibera di Giunta con cui il Gruppo Sicurezza era stato soppresso, pubblicava sul bollettino online della PAT un articolo di ringraziamento per il proficuo lavoro che era stato fatto fino a quel momento».

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Sembrerebbe quasi una beffa, ma il senso secondo lei qual è?

«Quello che le posso dire è che ci sono temi che vanno tenuti distinti: le infiltrazioni mafiose nel territorio del Trentino ci sono e ci possono essere come in qualsiasi territorio ricco. Ha lo stesso rischio che ha il Veneto, come dissi ad una giornalista che mi aveva intervistato a proposito del territorio dell’Alto Garda. Il Trentino è ricco e la possibilità di infiltrazioni, nel senso soprattutto di investimenti ci possono stare tranquillamente».

Ma quindi in rapporto a cosa il Gruppo Sicurezza è stato soppresso?

«Se vuole glielo spiego ma non so quanto sia politicamente collimante con la politica regionale».

Me lo spieghi pure….

«Allora: la delibera della Giunta Provinciale non mi è stata mai comunicata formalmente e sono stato solo informato dal dottor Comper, che è un funzionario della Provincia che faceva parte del Gruppo Sicurezza. La delibera della Giunta del novembre 2021 in sostanza dice: È stato stipulato un protocollo con la Procura della Repubblica di Trento.

Questo proprio protocollo è destinato a permettere una valutazione congiunta degli elementi che possono concorrere al fenomeno della criminalità. Si tenga conto che le competenze che spettano a questo protocollo sono le medesime di quelle già proprie del Gruppo Sicurezza. Informato di questa decisione ho ritenuto immediatamente di fare una richiesta al Presidente della Provincia in cui dicevo che, per ragioni di immagine, poiché il Gruppo di Sicurezza ha sentito una parte dei sindaci e deve sentirne altri appare opportuno svolgere ulteriori attività, e chiedevo una proroga della soppressione del Gruppo».

E la risposta?

«A questa mia richiesta non vi è stata nessuna risposta. Ora, gli elementi che mi inducono a ritenere che la soppressione sia stata il mezzo per eliminare una fastidiosa investigazione, sono: la mancata comunicazione ufficiale, e una motivazione apparente della Giunta perché il Gruppo Sicurezza svolgeva attività istruttoria come sentire i Carabinieri, la Guardia di Finanza…Sentire significa assumere informazioni…come sentire i sindaci come andare alla Camera di Commercio ecc…Tutta questa attività istruttoria non potrà più svolgersi».

E il nuovo protocollo cosa prevede?

«Il nuovo protocollo, in cui c’è il Procuratore della Repubblica, non si può mettere a fare istruttoria con il rischio di sentirsi rispondere a che titolo vengono fatte queste domande. Questo perché legalmente il nuovo Istituto non prevede nessuna istruttoria. Allora la decisione di non rispondere alla richiesta di proroga, di non comunicare ufficialmente la decisione di rinunciare a ogni investigazione si giustifica su un piano logico con la volontà di non creare disturbo alle persone che avrebbero potuto essere interrogate, come di fatto erano state esaminate fino a quel momento con buona pace di tutti, in particolare i Sindaci e i personaggi della Provincia che si occupavano del controllo delle Cave.

Questa è una considerazione logica perché ovviamente io non posso dire le ragioni per cui il Gruppo è stato soppresso. Ragioni che possono anche essere altre, ancora più sgradevoli ma francamente questo non lo posso assolutamente immaginare. Ritengo che questa manovra sia stata spericolata e arrogante ma non certo a copertura di un delitto quando indizi di questo delitto non ci sono».

E non ha protestato nessuno?

«Queste cose che le ho detto sono state utilizzate da un consigliere di minoranza, Alex Marini, che ha fatto delle interpellanze delle quali l’ultima è del giugno di quest’anno in cui chiede in estrema sintesi: Tu Provincia hai detto che il Protocollo si sostituisce al Gruppo Sicurezza e lo hai soppresso. Non risulta però che il protocollo preveda anche attività investigativa: come spieghi questo?
A commento finale dico che ci sono due possibilità o la risposta reticente o insoddisfacente oppure non ci sarà, perché non è possibile che ci sia una giustificazione per queste cose, io non so come la battaglia di Alex Marini vada a finire dal punto di vista politico e neanche mi interessa.

Aggiungo solo che a novembre del 2021 un mese o due prima di decidere la soppressione del Gruppo di Sicurezza, la Provincia di Trento fa un protocollo con la Procura di Trento che prevede uno scambio di notizie e di incontri per valutare la situazione. La Giunta considera l’attività del nuovo protocollo identica a quella del Gruppo di Sicurezza e dunque tale Gruppo non ha più ragione di esistere. Non si esamina però il tema sostanziale sottostante alle infiltrazioni. Marini in merito dice: perché dite che il protocollo ha le stesse competenze del Gruppo Sicurezza quando per definizione non può prevedere istruttoria?»

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In effetti nel contesto attuale questo tipo di sinergie tra le Autorità e i vari uffici, istituzionali e non, parrebbe auspicabile…

«Può essere che qualche funzionario della Provincia o un sindaco si siano lamentati con il presidente della Giunta magari seccati per essere interrogati da un ex-Procuratore, e magari gli hanno suggerito di chiudere il Gruppo di Sicurezza…Può quindi essere che il Presidente abbia dato ragione a loro e così si sia inventato una procedura per salvare le apparenze. Quindi a un certo punto è, diciamolo, arroganza di potere che spiega il fenomeno, non hanno neanche pensato ai problemi della sicurezza. Il Gruppo Sicurezza si era posto il problema di cosa poter fare per capire il tessuto cittadino e il tessuto provinciale, e l’idea era stata quella di sentire tutti i sindaci, ma non li abbiamo potuti sentire tutti, perché ci è stato impedito.

Sono queste modalità investigative, istruttorie, quelle che permettono alle istituzioni, la Provincia o alla Regione, di toccare con mano il territorio. Non possiamo andare a sentire tutti i cittadini, ma se sentiamo i sindaci, le Camere di Commercio, i Carabinieri, possiamo farci un’idea di dove la ‘ndrangheta o la criminalità può colpire. Ma questo è improponibile che lo possa fare un protocollo con la Procura. La Procura deve ricevere le denunce di reato, perché altrimenti il Procuratore viene attaccato per abuso dei suoi poteri».

In sostanza ritiene che la prevenzione vada fatta anche con un ufficio come il Gruppo Sicurezza che cercava di preventivare dove poteva colpire la criminalità organizzata…

«Il presidente della Provincia è una persona intelligente. Poteva dirmi se vi fossero state lamentele da parte di persone che non volevano essere sentite, magari ritenendo invase le sue competenze. Se desiderava che le investigazioni avessero un canale o una cornice diversa poteva dirlo, ma questo non è avvenuto. Sembra quasi che abbiano soppresso il Gruppo come ritorsione per qualcosa che non posso sapere. Aggiungo che non ho mai preso una lira, mi rimborsavano solo la benzina».

Ritornerebbe a fare il coordinatore del Gruppo Sicurezza?

«Non ci penso minimamente non si può tornare in un ambiente che non è collaborativo sul piano istituzionale. No, non tornerei assolutamente. Però Se cambiasse la Giunta il mio contributo al nuovo coordinatore lo darei volentieri, resterei a disposizione per tutti i chiarimenti che potrei dare».

Repressa la prevenzione, un paradosso…

«Direi annullata la prevenzione. E ci sono le Cantine Sociali, l’edilizia… Soprattutto l’investimento nell’acquisto di locande, alberghi, case… Il Gruppo di Sicurezza ha fatto un’indagine con la Camera di Commercio prendendo elementi su immobili venduti per poi passare alla Guardia di Finanza quelli che sembravano poter avere una qualche utilità. Quindi il fatto stesso che ci sia un controllo sul territorio e dai sindaci si venga informati su cosa chiedono i cittadini e di cosa si lamentino rappresenta tema fondamentale».

Quando è stato chiuso il Gruppo Sicurezza?

«La delibera della giunta è del novembre del 2021».

Da chi era composto?

«Prima c’era l’avvocato Pedrazzoli, e altre persone competenti. Ma vorrei aggiungere che sulla chiusura del Gruppo c’è molta reticenza. Al comune di Trento, non è arrivata la relazione sull’attività del gruppo di sicurezza. Io mi sono rifiutato di redigere la seconda relazione definitiva del gruppo di sicurezza perché in questa avrei dovuto lamentare la mancanza di risposta alla mia richiesta di proroga. Per non fare polemica ho autorizzato il rilascio di una bozza ma soltanto a fini interni. Dal punto di vista amministrativo la situazione è veramente intricata».

Della chiusura del Gruppo se ne è parlato poco…

«La cosa è stata sottaciuta perché evidentemente aspettano di vedere il risultato dell’iniziativa di Marini». 

Come mai se è stato chiuso nel 2021 solo ora ha deciso di rendere pubblica la sua amarezza?

«In verità già venti giorni dopo ne aveva scritto il Corriere della Sera. Era apparso un articolo anche sull’edizione nazionale dove io esprimevo le mie perplessità o recriminazioni, mi sembra nel dicembre 2021 o gennaio 2022».

Reazioni?

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«Marini è andato alla carica nel 2022 sostenendo che la sicurezza è un bene di tutti. La risposta della Provincia è stata che il Protocollo copriva anche la sicurezza. Marini aveva chiesto gli atti ma la provincia ha risposto che non si potevano dare in quanto secretati. Apparentemente è la copertura alla giustificazione della chiusura del Gruppo Sicurezza, in realtà non fa nessuna investigazione, quindi non garantisce niente, quindi attenzione: bisogna distinguere tra l’inerzia della Pubblica Amministrazione e la necessità di fare prevenzione».

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