Come recuperare un credito da un debitore che non ha redditi né alcun bene intestato? È possibile sottoporre a pignoramento i familiari?
La povertà è una triste condizione che tutti vorrebbero evitare. A voler essere ottimisti, però, c’è un vantaggio a non possedere niente: quello di non dover pagare i creditori. È cosa nota, infatti, che contro un nullatenente non è possibile agire nemmeno per le vie legali, visto che non ci sarebbe nulla da pignorare. Ma è proprio così?
Come vedremo, esistono dei rimedi per recuperare il credito da chi non possiede nulla. Si tratta di tentativi che possono essere effettuati soprattutto nei confronti di chi si è reso nullatenente di proposito, per sfuggire ai creditori. Se nemmeno questi strumenti dovessero servire allo scopo, non resterebbe che attendere che il debitore trovi un impiego oppure muoia, così da trasferire l’obbligazione agli
eredi. Procediamo con ordine.
Quando una persona è nullatenente?
Una persona è nullatenente non solo quando non ha soldi sul conto corrente né beni di proprietà, ma anche quando è disoccupata, cioè non ha alcun lavoro né percepisce altro tipo di guadagno.
In senso più esteso, nullatenente è anche colui che è titolare di redditi non pignorabili, ad esempio una pensione al di sotto del minimo vitale.
Si può pignorare il debitore nullatenente?
Il debitore nullatenente non può essere sottoposto a pignoramento, di nessun tipo (immobiliare, mobiliare o presso terzi). Ciò in quanto il pignoramento presuppone che ci siano beni da “aggredire”, cioè da bloccare per destinarli al pagamento del debito.
È quindi impossibile pignorare un conto corrente vuoto o in rosso, così come sottoporre a pignoramento beni altrui.
Nullatenente: si possono pignorare i beni dei familiari?
Nemmeno è possibile pensare di pignorare il patrimonio dei parenti del nullatenente, come ad esempio dei genitori o dei figli, in quanto soggetti estranei al debito.
Nello specifico, i figli del genitore nullatenente non rischiano nessun pignoramento dei propri beni, almeno sino a quando il padre è in vita, perché per legge è esclusivamente il debitore a rispondere delle obbligazioni contratte, con i propri beni presenti e futuri.
Recupero crediti dal nullatenente: cosa fare?
È allora impossibile recuperare un credito da un nullatenente? La strada è impervia ma qualcosa si può fare. Come vedremo, è possibile aggredire i beni che il debitore ha venduto oppure donato per sottrarli al creditore.
Il più delle volte, infatti, il nullatenente è semplicemente una persona molto furba che è riuscita a nascondere le proprie disponibilità economiche
intestandole a qualcun altro. Vediamo cosa fare in questi casi.
L’azione revocatoria contro il nullatenente
L’azione revocatoria consente di rendere inefficaci, almeno nei confronti del debitore, gli atti con cui il debitore ha disposto del proprio patrimonio, impoverendolo.
Affinché l’azione revocatoria possa essere esercitata è necessaria la sussistenza di due requisiti, uno oggettivo e l’altro soggettivo [1]. Per la precisione, occorre che:
- dall’atto derivi un pregiudizio per il creditore, nel senso che deve prospettarsi, in conseguenza dell’atto stesso, il pericolo concreto che il debitore adempia l’obbligazione e che l’azione esecutiva intentata nei suoi confronti si riveli infruttuosa (requisito oggettivo);
- il debitore fosse a conoscenza di tale pregiudizio, cioè fosse effettivamente consapevole del carattere pregiudizievole del proprio comportamento (requisito soggettivo).
La sussistenza di tali presupposti è sufficiente nel caso in cui l’atto di disposizione posto in essere dal debitore sia a
titolo gratuito, come ad esempio nel caso di donazione.
Qualora, invece, si tratti di un atto di trasferimento a titolo oneroso (una vendita, ad esempio), è necessario tutelare il terzo che, per acquistare il bene, ha sopportato una diminuzione patrimoniale, ossia ha pagato un prezzo.
In questo caso, l’azione revocatoria può essere esercitata solo se anche il terzo era a conoscenza del pregiudizio che l’atto avrebbe arrecato alle ragioni del creditore. In tale ipotesi, dunque, è richiesta anche il dolo di quest’ultimo.
È perfino possibile chiedere la revocazione di un atto posto in essere prima del sorgere dell’obbligazione; in questa ipotesi, però, occorre che il debitore abbia dolosamente preordinato l’atto al fine di pregiudicare il creditore e, se si tratta di atto di trasferimento a titolo oneroso, che anche il terzo fosse partecipe dell’accordo doloso.
Il vittorioso esperimento dell’azione revocatoria determina l’inefficacia relativa dell’atto posto in essere dal debitore.
Ciò significa che tale atto è valido e produttivo di effetti tanto tra le parti quanto nei confronti dei terzi; esso, però, non è efficace e non può essere opposto al creditore che ha agito con l’azione revocatoria, il quale potrà quindi sottoporre il bene ad
esecuzione forzata come se non fosse mai fuoriuscito dal patrimonio del debitore.
Un’ultima precisazione. Se il debitore ha donato un immobile al fine di renderlo non aggredibile dal creditore e il creditore stesso riesce a intercettare questa operazione e agire entro un anno dalla donazione, si può procedere direttamente al pignoramento presso terzi senza passare per l’azione revocatoria.
L’interruzione della prescrizione del credito
Generalmente i crediti si prescrivono dopo dieci anni. Per interrompere questo termine e farlo ricominciare daccapo è sufficiente una semplice diffida o messa in mora da inviare al debitore.
L’interruzione della prescrizione del credito permette di non far estinguere il diritto, cosicché, se il debitore dovesse trovare lavoro oppure diventare proprietario di beni (ad esempio, tramite eredità), sarà possibile agire con il pignoramento.
Il pignoramento nei confronti degli eredi
Abbiamo detto che i familiari del nullatenente non rispondono dei debiti di quest’ultimo. Ciò è vero, almeno fintantoché non diventano
eredi: accettando l’eredità, infatti, i parenti si accollano anche i debiti del soggetto deceduto.
Per quanto possa sembrare macabro, quindi, l’ultima spiaggia per il creditore che ha davanti a sé un debitore nullatenente è attendere la sua morte e sperare di avere maggior fortuna con gli eredi.
Anche in questo caso, tuttavia, non è detto che il credito si possa recuperare. Gli eredi possono infatti decidere di accettare l’eredità con beneficio d’inventario: così facendo, il patrimonio personale dell’erede resterà separato da quello del defunto, con la conseguenza che potrà essere chiamato a rispondere dei debiti ereditari solamente utilizzando i beni dell’asse.
Insomma: quando l’eredità è solo di debiti, all’erede conviene accettare con beneficio di inventario, in modo tale che i debiti vengano pagati solo con i beni ereditati e non anche con i propri personali.
La conseguenza pratica per il creditore è che, con l’accettazione con beneficio d’inventario, egli continuerà a restare a bocca asciutta.
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